Fobos e Deimos, un’origine in comune per le due lune di Marte

Fobos e deimos, le due lune di Marte, potrebbero essere originari di un unica luna che un tempo orbitava intorno a marte e a sostenere questa teoria è una ricerca condotta da un team di studiosi dell'Istituto di Geofisica di Zurigo

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Fobos e deimos, le due lune di Marte, potrebbero essere originari di un unica luna che un tempo orbitava intorno a marte e a sostenere questa teoria è una ricerca condotta da un team di studiosi dell’Istituto di Geofisica di Zurigo.

Tutto avrebbe avuto inizio in un periodo compreso tra 1 e 2.7 miliardi di anni fa, quando un corpo celeste più grande che orbitava attorno al Pianeta Rosso, sarebbe stato colpito probabilmente da un asteroide, finendo per disintegrarsi.

Sin dagli anni settanta è stato ipotizzato che Marte potrebbe essere circondato da fasce di polveri associate a Fobos e Deimos. 

Steven Soter nel 1971 ha osservato infatti che i detriti generati da impatti di oggetti iperveloci con le due lune del pianeta dovrebbero avere un velocità sufficiente a vincere la debole gravità di Fobos e Deimos ed entrare in orbita attorno a Marte, dove si accumulerebbero principalmente in prossimità delle orbite dei due satelliti. Nonostante questa ipotesi goda di ampio credito, la ricerca non è riuscita a produrre osservazioni a suo sostegno.

Da qui la nascita dei due attuali satelliti, che altro non sarebbero che i resti di quella luna più grande, catturati dal campo gravitazionale di Marte. Entrambi molto piccoli – 22 km di diametro Fobos e appena 12 Deimos – sin dalla loro scoperta, avvenuta nel 1877, hanno attirato la curiosità e gli studi degli scienziati, attratti anche dalle loro caratteristiche particolari, come appunto una forma atipica e irregolare per una luna (solitamente sferica, come la nostra) e un’orbita non eccentrica bensì quasi circolare, sul piano equatoriale di Marte.



L’origine di Fobos e Deimos, la ricostruzione al computer

È proprio da questa orbita atipica che i ricercatori sono partiti per ricostruirne il passato, servendosi di simulazioni e ricostruzioni al computer per tracciarne la storia andando a ritroso, fino a risalire al momento in cui le due orbite coincidevano.

Allo stato attuale, sappiamo che Deimos e Fobos sono due satelliti costituiti di materiale molto poroso, dalla densità decisamente inferiore rispetto a quella terrestre, addirittura meno di 2 grammi per centimetro cubo, e con delle cavità presumibilmente ricche di ghiaccio, da dove la forza esercitata dalle maree porterebbe alla dispersione di gigantesche quantità di energia, fattore che dipende dalla grandezza dei corpi, dalla composizione interna e dalla distanza tra di loro.

Dalle simulazioni al computer è inoltre emerso che l’antenato dei due satelliti si trovava in una posizione molto più lontana di quanto non sia oggi Fobos, che, come sappiamo, a causa delle forze di marea, si sta avvicinando sempre più a Marte, tanto che gli scienziati affermano che, nel giro di 40 milioni di anni, finirà per schiantarsi sul pianeta o verrà fatto a pezzi dal suo campo gravitazionale.

Un destino diverso toccherà invece a Deimos, che pian piano si allontanerà sempre di più da Marte.

In precedenza si riteneva che l’origine di Fobos e Deimos derivasse dalla cattura gravitazionale di due asteroidi.

Per aspetto e composizione, infatti, Fobos e Deimos sono stati spesso associati agli asteroidi della fascia principale, tuttavia asteroidi catturati dal pianeta difficilmente sarebbero venuti a trovarsi – pur nei tempi in cui è avvenuta la formazione del sistema solare – sulle attuali orbite percorse dai due oggetti, con eccentricità ed inclinazioni quasi nulle. In particolare, la prevista variazione della quota di apocentro di Deimos, piccolo e relativamente lontano da Marte, sembrerebbe richiedere tempi superiori a quelli in cui avrebbe dovuto aver luogo e pone seri limiti a tale teoria, tanto da condurre K. Lambeck nel 1979 ad ipotizzare che Deimos fosse in origine molto più massiccio, ricoperto da un ipotetico mantello di ghiaccio che sarebbe successivamente evaporato.

Nuove informazioni sulla composizione dei due satelliti potrebbero giungerci quando, nel 2025 una sonda giapponese li raggiungerà, raccogliendo dei campioni da riportare a terra affinché vengano analizzati e possano fornire un importante aiuto nello studio della loro origine.

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