I cerchi nel grano, furbate tra marketing e inganni

I cerchi nel grano sono cambiati moltissimo nel corso degli anni, da semplici anelli a vere e proprie opere d'arte ed i circlers, le persone che realizzano i cerchi, sono ormai sul mercato pubblicitario

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I cerchi nel grano, furbate tra marketing e inganni
I cerchi nel grano, furbate tra marketing e inganni

Abbiamo parlato già del fenomeno dei cerchi nel grano, cosi come spesso impropriamente vengono chiamati i cerchi che alcuni continuano ad attribuire ad entità aliene che lascerebbero dei messaggi a noi terrestri, nonostante vi siano diversi filmati in cui dei cerchi vengono tracciati, passo per passo, dai circlemakers, che ovviamente di alieno non hanno nulla.

I cerchi nel grano sono cambiati moltissimo nel corso degli anni, dai più semplici, come quello trovato a Tully in Australia, nel 1966 a quelli successivi, di complessità sempre crescente, cosa poco plausibile se si pensa a chi vengono attribuiti, esseri in grado di viaggiare tra le stelle che si ridurrebbero a tracciare cerchi in mezzo alla campagna nel tentativo di comunicare un messaggio, come affermano tanti ufologi, a noi terrestri arretrati.

Ognuno di noi, con nozioni di geometria e trigonometria può realizzarne uno – anche molto complesso – nell’arco di una sola notte, considerando che essendoci evidenze di cerchi nel grano realizzati su commissione da contadini compiacenti, non sapremo mai il tempo necessario alla realizzazione di cerchi di complessità più elevata.

Altra stranezza è la diversità di complessità dei cerchi a seconda dei luoghi del ritrovamento, come se la qualità del prodotto dipendesse dalle capacità del realizzatore escludendone una matrice unica ma forse dovuta alle capacità acquisite dagli autori nel corso degli anni; in Inghilterra, per esempio, si è sviluppato un vero e proprio marketing che evidenzia le capacità acquisite negli anni dei circlemakers inglesi.

Cerchi nel grano e marketing pubblicitario

Un cerchio nel grano è stato scoperto in un campo di orzo a Chualar, in California nel luglio del 1990 vicino a Salinas. Il modello del cerchio assomigliava a un microchip. Piccoli punti all’interno del cerchio compongono il numero 192, in braille. Inoltre, tre punti di grandi dimensioni sul perimetro esterno del cerchio sono stati posizionati nelle posizioni dell’orologio di 1, 9 e 2.



Il cerchio misterioso ha attirato l’attenzione globale, ma in una settimana si è rivelato puro marketing, creato per per promuovere un nuovo processore mobile di NVIDIA – un processore con 192 core (da qui i riferimenti a 192). Il CEO di NVIDIA, Jen-Hsun Huang, lo ha ammesso durante una presentazione a Las Vegas.

Un caso simile ha coinvolto i media sudafricani che hanno speculato sul fatto che forse il cerchio potesse essere opera del passaggio di un UFO. Molti giornali e programmi televisivi e radiofonici ne hanno discusso, destando interesse per l’incidente. La curiosità popolare crebbe fino al 14 febbraio, quando fu messo in evidenza un piccolo dettaglio che in precedenza era sfuggito a quasi tutti: il cerchio formava il logo BMW.

Il cerchio si rivelò essere il lavoro dell’agenzia pubblicitaria Hunt Lascaris, che lavorava per conto di BMW. Seguirono presto spot televisivi che mostravano vedute aeree del cerchio accompagnate dal tag-line, “Forse c’è vita intelligente là fuori, dopo tutto“. Hunt Lascaris ha stimato di aver ricevuto oltre 1 milione di dollari di pubblicità gratuita dalla prodezza.

Ormai, come abbiamo visto, i cerchi nel grano sono una vera e propria arte spesso messa astutamente in vendita facendo pagare il biglietto a chi li ritiene, a torto, opera dell’ingegno extraterrestre.

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