I Re Magi, una leggenda natalizia

Il pellegrinaggio dei tre "Re Magi" Gaspare, Melchiorre e Baldassare, per rendere omaggio alla nascita del Redentore è una mistificazione apocrifa che si è consolidata nel tempo entrando nell'immaginario collettivo di gran parte delle persone

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Le fake news non risparmiano neppure la religione persino nella sua espressione più cara come il Natale. Proprio mentre ci accingiamo ad archiviarne uno profondamente diverso, costretti dall’incalzare della pandemia a ridurre quelle interazioni sociali che trovano forse la massima espressione in questa festa, dedicata soprattutto alla famiglia ed ai bambini, possiamo riflettere su come si siano perpetuate, cristallizzandosi nell’immaginario collettivo, credenze prive di ogni fondamento.
Una di queste riguarda i Re Magi: Melchiorre, Gaspare e Baldassarre che avrebbero intrapreso un lungo viaggio per onorare la nascita del Redentore. Ebbene chiarirlo subito i Re Magi non sono mai esistiti. E questa non è l’unico “abbellimento” che non trova riscontro nei Vangeli per questo periodo dell’anno.
Se scorriamo l’ìntero Nuovo Testamento anche la natività di Gesù è diversa da quella celebrata oleograficamente negli ultimi secoli. Il Messia non è nato in una grotta. Mai appare menzione di una simile natività nei quattro vangeli ufficiali. Un testo ufficioso come il Protovangelo di Giacomo il Minore, non accettato dalla Chiesa, ci informa che Gesù sarebbe nato in una casa.
Ed il bue e l’asinello? Non c’è alcuna traccia neppure dei due animali che con il loro fiato avrebbero riscaldato il nascituro. Anche in questo caso la loro presenza compare per un errore di traduzione in un vangelo apocrifo. Questo vangelo recita:
«Maria uscì dalla grotta ed entrò in una stalla e mise il bambino nella mangiatoia e il bue e l’asino lo adorarono […]. E così si adempì ciò che era stato preannunciato dal profeta Abacuc, che aveva detto: “Ti farai conoscere in mezzo a due animali.» Il punto è che il testo greco della Bibbia che recitava «in mezzo a due età» (zoòn) mandò in confusione il traduttore latino che prese la parola per zòon, accentazione diversa, (e che significa appunto, «animali»), consegnando alla storia della cristianità la coppia animale più celebre di tutti i tempi.
Ma torniamo ai Magi. Cosa dice esattamente il Vangelo secondo Matteo?
«Nato Gesù in Betlemme di Giuda, al tempo del re Erode, ecco dei magi arrivare dall’Oriente a Gerusalemme.» I magi hanno «veduto la sua stella» (che soltanto successivamente sarebbe divenuta cometa, ma solo a partire dagli affreschi di Giotto nella cappella degli Scrovegni) e vanno a cercare il bambinello seguendo l’astro luminoso.
Nessuna altra informazione. Matteo non dice che i magi erano tre, pure di razze diverse e tantomeno che erano Re. Già perché molti storici greci e latini dell’epoca ci informano che nel regno persiano il termine magi stava a indicare i componenti della casta sacerdotale del culto mazdaico, massimi esperti in astrologia e negromanzia e tra i primi seguaci di Zoroastro.
In sostanza a visitare Gesù erano stati dei “maghi” pagani e non certamente tre re multietnici. Insomma personaggi che certamente non riscuotevano la simpatia degli ebrei votati ad una religione monoteista che condannava il paganesimo ed i riti magici.
Secondo Matteo per altro questi magi erano stati gli unici a visitare il bambinello e soltanto il Vangelo di Luca inserirà al loro posto i pastori così cari e presenti in ogni scenografia di un presepe che si rispetti.
Inizialmente questo inserimento dei Magi non fu ben accolto dai Padri della Chiesa che ne discussero anche aspramente. Nel Dialogus cum Tryphone e nel Contra Celsum di Origene si trattava di stregoni, di ciarlatani. Per san Girolamo erano guidati dai demoni e, quanto ai Sermones di Agostino, i magi erano figure esecrabili, giunte a Betlemme per constatare la nascita del loro nemico.
Insomma niente a che vedere con l’immagine oleografica sopravvissuta nonostante tutto. Naturalmente altri dotti cristiani non potevano accettare che gli unici visitatori fossero stati pagani per lo più adepti di arti magiche ed animati da cattive intenzioni ed avviarono una campagna tesa a ridefinire simbolicamente questo infausto pellegrinaggio.
Il Tertulliano del Contra Marcionem assicurava che gli astrologi avessero posto fine alle loro arti magiche nell’atto stesso della visita al bambino. Non solo: il salmo 72 profetizzava che il Messia sarebbe stato adorato da re. Ecco allora che Tertulliano finisce di “aggiustare” l’inghippo scrivendo: «I re d’Arabia e di Saba gli portarono doni perché in Oriente spesso i re erano anche magi». Peccato che anche i Re-maghi fossero un’invenzione dal punto di vista storico.
Tutti gli ingredienti del mito erano pronti ed a dispetto sia delle Sacre Scritture che della verità storica, la “bufala” dei tre Re Magi adoranti è giunta fino a noi e trova posto in ogni presepe celebrante la natività di Gesù.

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