I vegani sono più soggetti a fratture delle ossa 

Uno studio della EPIC Oxford, rivela che chi ha sposato una dieta vegana può essere più soggetto alle fratture in quanto avrebbe le ossa del corpo più deboli 

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In molti scelgono un’alimentazione etica, per il bene della natura e degli animali. E sono sempre di più coloro che decidono si abbandonare il consumo della carne e dei suoi derivati per amore verso le povere bestiole che vengono allevate intensamente e poi uccise precocemente.

Per quanti benefici possa apportare la diminuzione della carne, sia al nostro organismo che alla natura stessa, nuove indagini e ricerche fanno luce su alcune carenze della dieta vegana.

Una ricerca della EPIC Oxford lunga 18 anni

Analizzando i dati raccolti nel corso di quasi 18 anni, alcuni ricercatori, della EPIC Oxford, hanno rilevato nelle persone che seguono una dieta vegana una maggior possibilità di fratturare le ossa. 

La Epic (European Prospective Investigation into Cancer and Nutrition) insieme all’Università di Oxford ha portato avanti tra il 1993 e il 2001, per poi proseguire nell’analisi fino al 2010 per un totale di quasi 18 anni, un importante studio incentrato sui vegani e i vegetariani britannici.

Uno studio su 55 mila persone

Per per questa ricerca chiamata “Oxford Vegetarian Study“, pubblicata sulla rivista “Bmc Medicine“, sono state coinvolte circa 55 mila persone appartenenti a diverse categorie alimentari: 29.380 onnivori, 8037 pescetariani, 15.499 vegetariani e 1982 vegani. Sono state poi monitorate le cartelle cliniche fino al 2016.



L’analisi dei dati raccolti ha rivelato che chi elimina la carne dalla propria alimentazione è più esposto al rischio di fratture ossee.

Sono state rilevate in tutto 3.941 fratture (566 al braccio, 889 al polso, 945 all’anca, 366 alla gamba, 520 alla caviglia, 467 tra clavicole, costole e vertebre), sia frutto di traumi, che causate da debolezza intrinseca.

I vegetariani sono meno a rischio rispetto i vegani

E’ stato notato che nei casi di rottura dell’osso dell’anca, i vegani erano 2,3 volte più a rischio rispetto ai consumatori di carne. Inoltre, è risultato avessero il 43% in più di probabilità di fratturare le altre ossa, rispetto a chi ha uno stile vegetariano, pescetariano o onnivoro.

La dottoressa Tammy Tong, del Nuffield Department of Population Health, una degli studiosi che ha portato avanti lo studio, ha spiegato che in dieci anni sono stati rilevati tra i vegani circa 20 casi in più ogni 1000 persone rispetto alle persone onnivore.

La verdura fa bene, ma non basta

Tong ha aggiunto che una dieta ricca di verdure è assolutamente salutare poiché diminuisce le possibilità di contrarre malattie cardiovascolari o il diabete, ma è sempre bene tenere sotto controllo rischi e vantaggi di ogni dieta, non dimenticando l’importanza di calcio e proteine.

Perché le ossa dei vegani sono più deboli?

Secondo lo studio Epic Oxford, la causa delle ossa delle persone vegane più deboli è da ricercarsi nell’IMC, ovvero l’indice di massa corporea che calcola la percentuale di grasso rispetto al peso e all’altezza di una persona. 

Più è alto, più sarà attutito un eventuale urto: questo indice è risultato maggiore nei mangiatori di carne rispetto a tutte le altre categorie. Inoltre, gli onnivori assumono più calcio, fosforo, vitamine D e K, e soprattutto proteine che contribuiscono a mantenere più solide le ossa e ad allontanare il rischio di osteoporosi.

Dibattuto sul consumo di carne

Il risultato di questo studio riaccende il dibattito sul consumo di carne: la produzione di massa porta a un grande inquinamento oltre a non rispettare la vita degli animali, senza contare che il consumo eccessivo di carne può avere gravi conseguenze sull’organismo umano. 

Dall’altro lato però c’è la questione legata ai nutrienti di cui l’uomo ha bisogno per rimanere in salute. La produzione sostenibile di carne e il suo consumo estremamente ridotto dovrebbero essere la chiave per un bilanciamento tra bisogni e sostenibilità.

Basterebbe mangiare un po’ di tutto senza esagerare e magari non mangiare carne ogni giorno. In questo modo si abbasserebbe la richiesta e si potrebbe fare a meno degli allevamenti intensivi che non fanno bene agli animali, ma nemmeno a noi.

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