Il futuro ci riserva batterie viventi

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di Oliver Melis

Batteri e virus non causano solamente malattie e infezioni, ma hanno anche alcune proprietà che potrebbero avere un importante impiego. Secondo recenti ricerche, infatti, potrebbero essere utilizzati per produrre energia rinnovabile a impatto ambientale zero.

Bruce Logan, ricercatore della Penn State University, ha scoperto che alcuni microorganismi utilizzano corrente elettrica per separare la CO2
in acqua e metano, utilizzando un processo elettrolitico molto efficiente, dove l’80% dell’energia elettrica immessa nel processo viene convertita in energia chimica immagazzinata nel gas.

Riuscendo a sfruttare questa capacità potremmo ottenere un sistema in grado di generare energia dal metano ottenuto dalla CO2 con una perdita minima nell’energia impiegata per alimentare il processo.

A conti fatti, un sistema del genere alla fine reimmetterà in atmosfera la stessa quantità di CO2 assorbita ma potremmo ottenere un abbattimento dell’inquinamento ulteriore alimentando il sistema con energia fotovoltaica o ottenuta da fonti rinnovabili. Il bilancio complessivo del processo sarebbe prossimo allo zero.

Avremmo, in sostanza, spendendo una piccola quantità di energia pulita, la possibilità di convertire la CO2 atmosferica in metano che, a sua volta, produrrebbe circa l’80% dell’energia spesa per ottenerlo. Insomma, all’apparenza si tratterebbe di un sistema non particolarmente conveniente: non otterremmo abbattimento di CO2 e perderemmo comunque una piccola quantità di energia.



Approfondendo questi studi ci si è resi conto che anche altri batteri, oltre a quelli presenti in ambienti come miniere o nei laghi, sono in grado di produrre energia elettrica. Sono i batteri presenti nel nostro bioma fisiologico, un centinaio di specie di batteri che popolano normalmente il nostro intestino.

Questi batteri, opportunamente utilizzati, potrebbero portare a una vera e propria rivoluzione, dandoci la possibilità di produrre
Bio batterie dai molteplici utilizzi, come, ad esempio, generare energia elettrica negli impianti di trattamento dei rifiuti. La scoperta la dobbiamo a un team di ricerca dell’Università della California a Berkeley guidato da Daniel Portnoy. In pratica abbiamo dei veri e propri generatori elettrici nell’intestino e questo potrebbe, in futuro, permetterci di realizzare delle vere e proprie batterie viventi.

il Listeria monocytogenes è stato il primo dei tanti batteri in grado di produrre energia elettrica individuato nell’intestino umano e, ulteriori studi, hanno permesso di stabilire che molte altre specie che utilizzano un sistema diverso rispetto a quello utilizzato negli altri batteri che producono elettricità finora scoperti in altri ambienti.

Lo stesso accade per i batteri responsabili di alcune malattie, come il Clostridium perfringens, e per quelli coinvolti nella fermentazione dello yogurt. Questi batteri generano energia elettrica grazie a un effetto secondario del loro metabolismo: in pratica, rimuovono gli elettroni prodotti dal processo metabolico e li trasferiscono ai minerali presenti all’esterno, generando, con una serie di reazioni a cascata, una corrente elettrica di 500 microampere.

Stiamo parlando di un settore in cui gli studi sono appena agli inizi e le cui applicazioni pratiche sono, probabilmente, ancora lontane nel futuro ma che, date le premesse, potrebbe un giorno permetterci di sostituire le inquinanti batterie chimiche con più economiche e sostenibili batterie biologiche.

Fonti: Ansa.it, focus.it


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