Il latte: ha senso assumerne da adulti?

Si può tranquillamente dire che il latte è vita, perché senza di esso i cuccioli di animale o di essere umano non potrebbero sopravvivere. In natura il latte viene preso per alcuni mesi, il periodo varia da specie a specie, in linea generale finché il piccolo non raggiunge un livello di autonomia sufficiente. L’unica specie in tutto il pianeta che si nutre di latte fino alla morte indovinate qual è? Bravi, indovinato! L’essere umano.

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Mi rendo conto che questo articolo, farà discutere parecchio per i termini ed i modi in cui viene esposto. Il mio intento non è schierarmi per scelte di vita personali, ma solamente quello di sensibilizzare le persone sul consumo del latte ed informarle da dove viene e come viene ottenuto il latte.
Il latte, composto liquido prodotto dalle mammelle dei mammiferi di sesso femminile, considerato da millenni una bevanda preziosa, sia per la sua composizione (proteine, vitamine, minerali), sia per il suo senso esistenziale, ossia nutrire una nuova vita generatasi e garantire a quella vita il supporto ed il sostegno necessario per crescere.
Difatti il latte si produce nelle mammelle dei mammiferi solo in seguito ad un parto e non viene prodotto in modo spontaneo. Con il latte, che viene dato alla progenie attraverso l’allattamento si trasmette non solo l’energia e gli apporti vitaminici necessari alla vita ma anche gli anticorpi. Si può tranquillamente dire che il latte è vita, perché senza di esso i cuccioli di animale o di essere umano non potrebbero sopravvivere. In natura il latte viene preso per alcuni mesi, il periodo varia da specie a specie, in linea generale finché il piccolo non raggiunge un livello di autonomia sufficiente.
L’unica specie in tutto il pianeta che si nutre di latte fino alla morte indovinate qual è? Bravi, indovinato! L’essere umano. Che in tutta la sua onnipotenza, data da prevaricazione e forte propensione ad uccidere e sterminare ogni vita intorno a lui, ha deciso che il latte lo può bere per sempre e che non gli basta berlo fino ai primi 6 mesi di vita.
L’unica ostacolo sta nel fatto che una donna può produrre latte dopo il parto solo per 2 anni al massimo. La soluzione? bere la secrezione mammaria di altri essere viventi. Maggiormente si tratta di mucche, capre, somare e pecore. Ovviamente per prendere il latte di queste povere bestie ed averne in maggiore quantità possibile senza condividerlo con nessuno, gli animali in questione vengono fatti accoppiare, ingravidati, dopo di che viene sottratta la prole che spesso è mandata al macello. La madre, dopo aver perso suo figlio continua a produrre latte, che viene prosciugato dalle industrie alimentari per soddisfare i bisogni dei loro clienti, ingordi di latte.
La maggior produttrice di latte è la mucca da latte, che produce 28 litri di latte al giorno per circa 10 mesi. In Italia, nel 2018 sono state prodotte 13.209.885 tonnellate di latte, secondo il CLAL (società di consulenza che opera ed eroga informazioni sul mercato agro alimentare, in particolar modo nel settore lattiero-caseario). Negli impianti di produzione del latte gli animali vengono collegati a delle macchine che pompano il latte dalle mammelle fino alle cisterne industriali che tengono il latte a temperature controllate.(temperatura inferiore ai 6°C). Dopo i vari trattamenti, eseguiti in base al prodotto che si vuole ottenere (filtraggio, pastorizzazione, refrigerazione, centrifugazione etc) il latte viene confezionato e pronto per essere acquistato e consumato.
Quando beviamo latte, essendo contro natura berlo dopo una certa età, possono succedere varie cose. Tralasciando le allergie che sono una questione a parte. Possiamo non digerire il latte, con conseguenze alquanto antipatiche come meteorismo, diarrea, gonfiore addominale, crampi.
Infatti, il latte è composto da uno zucchero chiamato Lattosio che è con maggior precisione un disaccaride, ossia uno zucchero composto da 2 unità monosaccaridiche che sono il D-glucosio e il D-galattosio. Il legame tra queste due molecole (glucosio e galattosio) non può essere scisso da tutti i tipi di enzimi ma solo la uno: l’enzima lattasi. Questo enzima è presente nel nostro stomaco quando siamo neonati, ma poi scompare con l’età.
La particolarità dell’enzima lattasi è che può essere mantenuto nel nostro apparato digerente se in costante stimolo, ossia se ci nutriamo in modo costante di latte. Se, ad esempio, per un periodo decidessimo di non bere più latte, e dopo cambiassimo idea e lo riassumessimo nuovamente, ciò avrebbe un effetto importante sul nostro corpo e ce ne accorgeremo grazie alla presenza di tutti i sintomi spiacevoli che ho già elencato.
L’intolleranza al lattosio, inoltre, è data anche da fattori etnici, difatti Asiatici, Africani e Latino Americani hanno una percentuale di intolleranza al lattosio molto più alta delle popolazioni del mediterraneo.
In conclusione, invito le persone a riflettere sul consumo-abuso di latte, premettendo che resta, di fatto, un alimento prezioso e benefico. Tener conto del modo in cui viene prodotto dovrebbe indurci a chiederci se sia giusto l’eccesso e lo spreco di produzione di questo alimento.

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