Il mistero dei Dogon

La storia del popolo Dogon divenne famosa grazie a un libro che ebbe notevole successo. Il libro, scritto da Robert Temple, si intitola "Il mistero di Sirio"

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1982

La popolazione dei Dogon nel Mali, possiede particolari idee religiose e sono stati capaci di resistere all’influenza dell’Islam nero, molto diffuso nelle zone vicine a quella in cui risiede questa misteriosa etnia.

Due antropologi, Marcel Griaule e Germaine Dieterlen, hanno studiato i Dogon e le loro particolari conoscenze sulla stella Sirio dal 1931 al 1952.

I due studiosi hanno sostenuto che le conoscenze del popolo Dogon vanno al di la delle loro capacità tecniche che non conoscevano nessuno strumento adatto a studiare gli astri.

Secondo Griaule, i Dogon avrebbero conoscenze difficili da spiegare, come la presenza di una stella compagna di Sirio, Sirio B, invisibile ad occhio nudo, che orbita attorno a Sirio con un periodo di 50 anni.

Questa minuscola stella è composta da materia pesante. I Dogon affermano inoltre che esisterebbe una terza stella, Sirio C, che l’astronomia moderna non ha ancora osservato.

Maschera Dogon

La storia del popolo Dogon divenne famosa grazie a un libro che ebbe notevole successo. Il libro, scritto da Robert Temple, si intitola “Il mistero di Sirio”.



Nel libro, Temple aggiunse ulteriori dettagli teorizzando che i Dogon conoscessero il Sistema di Sirio da almeno 500 anni e che lo avessero appreso da esseri anfibi provenienti dalla stessa stella Sirio.

Altri associarono le conoscenze che i Dogon avevano appreso agli egizi. Griaule e Dieterlen appresero la storia delle inspiegabili conoscenze da un intervista, fatta a un rappresentante dei Dogon attraverso degli interpreti.

I Dogon però secondo alcuni non mostrano traccia di conoscenze anomale. Tutto quello che i due antropologi hanno affermato su Sirio B è sconosciuto a qualsiasi Dogon, anche l’importanza di Sirio è minima nella loro cultura.

Studiosi come Walter Van Beek e Jacky Boujou hanno passato una decina d’anni tra i Dogon affermando che non c’è traccia delle conoscenze attribuite loro da Griaule e Dieterlen.

Robert Temple aggiunge molte informazioni al mito dei Dogon su cui si è basato per scrivere il suo libro. Tuttavia le sue affermazioni non trovano nessun riscontro tra la popolazione Dogon odierna.

Sirio B è conosciuta fin dalla seconda metà dell’800, mentre Tempie afferma che i Dogon acquisirono le loro conoscenze sul sistema di Sirio da esseri anfibi provenienti dalla stella, reinterpretando una leggenda che parla di un arca discesa sulla Terra nel mezzo di una grande tempesta di vento da cui uscì un essere chiamato Nommo.

Il “Nommo” aveva sembianze umane celate sotto un abito simile a uno scafandro che ricordava le fattezze di un pesce e, racconta la leggenda, emergeva dalle acque per istruire il popolo.

Sappiamo che Sirio non può essere abitato proprio per le caratteristiche del sistema che impedirebbero a qualsiasi pianeta un’orbita stabile.

Infatti la distanza da Sirio A alla quale un pianeta dovrebbe trovarsi per avere condizioni favorevoli alla vita è 4,7 UA, cioè circa 700 milioni di chilometri. ma ad una simile distanza non potrebbe avere un’orbita stabile, a causa delle perturbazioni dovute alla vicinanza della stella compagna più piccola e densa.

Inoltre ipotetici pianeti attorno a Sirio A o B sarebbero stati distrutti o almeno sterilizzati quando la piccola e densa stella divenne una gigante rossa e forse una nova. Anche se il pianeta si fosse formato in seguito, sarebbe probabilmente sottoposto ad un’incessante pioggia di comete e asteroidi, resti della fine del sistema.

Sirio B infatti era la più grande delle due, prima di consumarsi e diventare una nana bianca. Durante il processo d’invecchiamento, Sirio B deve aver riversato su Sirio A parte della propria massa.

Se anche vita ci fu, sarebbe stata inevitabilmente spazzata via e non esiste alcuna possibilità che la vita, almeno per come la conosciamo, possa essere presente su Sirio, oggi o qualche migliaio d’anni fa.

Griaule e Dieterlen hanno immaginato l’esistenza di due compagne di Sirio, Sirio B e Sirio C, basandosi su due disegni che riproducono il simbolo di fertilità dei Dogon con attributi maschili e con attributi femminili. Questi simboli però nulla hanno a che vedere con le stelle.

Anche Temple riprende i disegni e ne dà un’interpretazione astronomica tale da continuare ad alimentare il mito della visita aliena. La realtà è che nella religione animistica dei Dogon esistono divinità maschili, femminili ed ermafrodite. Dalle divinità ermafrodite sarebbero discese quelle maschili e femminili, forse per scissione, che avrebbero dato successivamente vita alla stirpe degli uomini.

Dogon, nessun mistero

Oggi sappiamo che Sirio C non esiste e non esistono nemmeno le affermazioni dei Dogon secondo cui questa tribù aveva ricevuto visite dallo spazio. L’unica frase portata a supporto di ciò è”Po tolo (Sirio B) e Sirio erano una volta dove ora è il Sole”, che Temple interpreta cosi: “Questo sembra un modo valido quanto altri di descrivere la venuta di alcune creature nel nostro sistema solare da quello di Sirio, che avevano quindi lasciato la loro stella per la nostra, il Sole”.

I Dogon non sono e non erano un popolo isolato: vivono nei pressi di un percorso commerciale e sono vicini alle sponde del fiume Niger, un’importante via di comunicazione. Altri viaggiatori potrebbero averli raggiunti, oppure i Dogon stessi avrebbero potuto spostarsi fino alla costa.

I Dogon erano in contatto con gli europei fin dalla fine del diciannovesimo secolo. I contatti avrebbero benissimo potuto passare ai Dogon le conoscenze astronomiche. In particolare la spiegazione “più probabile è che i Dogon avessero attinto le informazioni da un gruppo di astronomi che nel 1893 si era recato in Mali per assistere ad un’eclissi di Sole.

C’è da aggiungere che fin dai primi del 900 missionari ed esploratori europei erano di casa presso i Dogon, in particolare, i francesi vi aprirono scuole fin dal 1907, rendendo possibile per i Dogon l’accesso a conoscenze che, altrimenti, non avrebbero potuto avere.

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