Il ritorno delle scie chimiche

La teoria del complotto delle scie chimiche arriva al grande pubblico già nel 1999 grazie al programma “coast to coast” di Art Bell che invita William Thomas, un giornalista che si occupa tuttora del fenomeno scrivendo libri sull'argomento.

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Il ritorno delle scie chimiche e altri deliri
Il ritorno delle scie chimiche e altri deliri

Recentemente è stata riportata alla mia attenzione l’ipotesi di complotto delle cosiddette scie chimiche ovvero quelle scie che si lasciano alle spalle gli aerei in certe giornate oltre una determinata quota, che, secondo taluni, contengono emissioni tossiche rilasciate volontariamente da presunti poteri occulti allo scopo di sterminare una parte della popolazione umana e di schiavizzarne la restante parte.

Prima di approfondire il discorso, vorrei ricordare ai lettori che se guardate i tubi di scappamento delle auto, in giornate molto fredde, vedrete uscire in molti casi un denso fumo bianco, detto di condensazione, che si dirada e disperde entro pochi secondi. Certo, le emissioni delle auto avvengonoa livello del suolo, dove le condizioni di pressione e densita dell’aria, per non parlare delle temperature, sono molto diverse che alle quote d’esercizio degli aerei.

Ipotesi di complotto delle scie chimiche: come nasce?

La storia del complotto delle scie chimiche ha inizio nel 1997, quando Richard Finke, appassionato di bioterrorismo, e il fondatore di una società di consulenza per gli attacchi terroristici, Larry Wayne Harris, fanno partire migliaia di e-mail annunciando imminenti attacchi.

I due inventarono di sana pianta la notizia del ritrovamento di sostanze tossiche nelle falde acquifere del Maryland e della Pennsylvania, sostanze che una volta mescolate al carburante avio venivano scaricate dal normale traffico aereo attraverso quelle che vengono definite Chem-trails, da allora dette anche, in italiano, “scie chimiche“.

Grazie al tam-tam mediatico la teoria del complotto delle scie chimiche arriva al grande pubblico già nel 1999, portata all’attenzione del grande pubblico dal programma televisivo coast to coast di Art Bell che invita William Thomas, un giornalista che si occupa tuttora del fenomeno scrivendo libri sull’argomento.

Ormai la nuova ipotesi di complotto ha gambe abbastanza robuste per muoversi da sola e, diventata una vera e propria teoria, come un virus invade anche il web, il nuovo media che andava rapidamente affermandosi in quegli anni, nonostante l’impegno di un giornalista e cacciatore di bufale, Jay Reinolds, che cerca di spiegare come stanno le cose.



Ma ormai è troppo tardi, i cultori del complotto, spuntati a milioni come funghi, sono inarrestabili  le scie chimiche entrano a far parte dell’immaginario collettivo.

Le scie chimiche, secondo tanti cospirazionisti, alterano il cielo, che, diversamente che in passato, ora appare pieno di reticoli di scie bianche. Tutto vero? Certo, i cieli sono certamente cambiati ma questo è dovuto esclusivamente ai normali gas di scarico (e all’effetto condensa provocato dai particolari carburanti usati in ambito avio) delle decine di migliaia di aerei che lo solcano ogni giorno ormai da decenni e le prove portate per supportare l’ipotesi di attività malevole promosse da forze occulte attraverso gli scarichi degli aerei sono risibili e facilmente confutabili.

Se è vero che il traffico aereo è molto più che raddoppiato dal 1990 ad oggi è anche vero che le quote di volo sono maggiori, per questo si osservano molte più scie prodotte dalla combustione dei motori a reazione che rilasciano acqua e residui carboniosi vari ad alta temperatura.

Queste sostanze incontrando un ambiente a temperatura minore si raffreddano bruscamente. L’umidità presente nel’aria espulsa si raffredda e si trasforma in cristalli di ghiaccio assumendo l’aspetto delle caratteristiche scie bianche che vengono osservate.

Nonostante la spiegazione data al fenomeno da un grande numero di esperti, di piloti, di meteorologi e da debunkers che impegnano il loro tempo combattendo le bufale e la disinformazione, un grande numero di persone si è impegnato attivamente nella tematica cercando di dimostrare che “ci stanno avvelendando”.

In Italia ad occuparsi delle scie chimiche sono politici, militari, giornalisti, politici, nonché una categoria minore di “ricercatori indipendenti“, molti dei quali particolarmente interessati a promuovere sottoscrizioni per finanziare i loro studi “alternativi”.

Il giornalista e politico Giulietto Chiesa, scomparso qualche annio fa, riteneva le scie chimiche la meno complottista delle teorie e probabilmente la peggiore: irrorare il cielo per creare uno scudo persistente in grado di attenuare l’impatto del sole, scongiurando il cataclisma del surriscaldamento globale.

Le scie chimiche sembrano l’applicazione delle teorie di Edward Teller, il fisico ungherese (naturalizzato statunitense), padre della bomba all’idrogeno. Questa applicazione si chiama Solar Radiation Management, l’ipotetico “scudo solare termico” che si andrebbe allestendo, da diversi anni, nel tentativo di ridurre l’effetto della radiazione solare facendola “rimbalzare” su un velo di sostanze chimiche riflettenti. Un’operazione necessariamente coperta, segreta, gestita da militari, impossibile da divulgare e ammettere.

Il Generale Fabio Mini, già capo della missione Nato in Kosovo, commentando lo studio dell’Us Air Force, “Owning the weather”, afferma che possedere il climasignifica utilizzarlo come moltiplicatore di forza in ambito militare. Il sottilissimo “film” creato nella ionosfera sarebbe uno “schermo artificiale” perfetto per ricevere le emissioni radio del sistema Haarp che sarebbe presente in Alaska, Australia e anche in Sicilia, con la base Muos di Niscemi.

Queste antenne sarebbero destinate a coordinare in tempo reale le forze armate distribuite in tutto il mondo, ma anche, si sospetta, a condizionare il clima di intere regioni del pianeta provocando siccità, inondazioni, forse anche terremoti e tsunami. Il generale Mini dimentica, però, che il traffico aereo non arriva a toccare la ionosfera e soprattutto dimentica che queste antenne non sono in grado di generare una potenza nemmeno lontanamente sufficiente a controllare il clima o le dinamiche dell’interno della Terra.

Ricordiamo che il nucleo della Terra genera un potente campo elettromagnetico che protegge l’atmosfera dalle radiazioni solari e cosmiche.

Lo stesso Giulietto Chiesa si interrogava sul possibile movente, secondo lui legato al global warming, una realtà scientifica accettata dalla maggior parte dei climatologi secondo cui la Terra si sta velocemente surriscaldando a causa dell’emissione di gas serra sprigionati dal consumo di carbone e metano, e nessun governo di nessun paese è capace di fermare le industrie, riducendo l’immissione di anidride carbonica.

Anche il giornalista Gianni Lannes ha denunciato il complotto delle scie chimiche nel libro “Scie chimiche, la guerra aerea che avvelena la nostra vita e il pianeta”, pubblicato da Arianna editrice.

L’Italia, afferma Lannes, ha concesso i propri cieli durante l’infelice G8 di Genova del 2001, quando l’allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi firmò un trattato segreto, con Bush, che trasformava l’Italia in un’area-test per l’irrorazione dell’atmosfera. Dal 2003, l’operazione avrebbe preso il via nel silenzio generale, anche quello dei governi successivi ostili a Berlusconi: è top secret. Il progetto chiamerebbe “Clear Skies Initiative”.

Scrive Lannes nel blog “Su la testa”, parlando di cambiamenti climatici indotti e “collaborazione” tra Stati Uniti e Italia, con quest’ultima a fare da cavia. “Dalla documentazione delle autorità nordamericane emerge che in questa vasta operazione gestita in prima battuta dal Pentagono, dalla Nasa e dalla Nato, sono coinvolte addirittura le industrie e le multinazionali più inquinanti al mondo: Exxon Mobil, Bp Amoco, Shell, Eni, Solvay, Fiat, Enel”.

Questo, come scrivono su Butac è uno dei cavalli di battaglia di Lannes: un accordo segretissimo, di cui pubblica degli atti che secondo lui sarebbero ufficiali (atti ufficiali di un accordo segretissimo?), nei quali si darebbe carta bianca agli americani di fare quello che vogliono del nostro paese.

L’accordo esiste ma non è segretissimo, si tratta infatti di un normale accordo di collaborazione sulla ricerca climatica. È così segreto che Lannes può pubblicarlo su internet senza che succeda nulla.

Insomma, queste scie farebbero parte di un piano segreto i cui scopi, negli anni, sono passati dalla disseminazione di sostanze per avvelenare la popolazione al controllo degli effetti del riscaldamento globale. In particolare quest’ultima ipotesi ha avuto un forte impulso dalle dichiarazioni di alcuni scienziati, che han proposto lo spargimento di biossido di zolfo nella stratosfera per ottenere un effetto di raffreddamento analogo a quello prodotto dalle emissioni vulcaniche. La credenza è molto diffusa: un sondaggio internazionale ha trovato che il 2,6% degli intervistati è convinto dell’esistenza di un progetto segreto di irrorazioni per il controllo del clima, e il 14% lo considera probabile.

Sull’argomento è recentemente uscito sulla rivista Environmental Research Letters un articolo, intitolato “Quantifying expert consensus against the existence of a secret, large-scale atmospheric spraying program”, in cui vengono sondate le opinioni di esperti sulla fondatezza di questa convinzione. Siccome le evidenze portate dai sostenitori sono essenzialmente foto di scie e analisi di suolo, acqua, neve o pulviscolo atmosferico, i ricercatori hanno individuato alcune centinaia di esperti di scie di condensa prodotte da aerei e di analisi chimiche, basandosi sulle loro pubblicazioni. Hanno accettato di partecipare solo un piccolo numero di essi, 49 e 28 rispettivamente nei due gruppi, a cui sono state presentate tipiche “prove”, e a cui si è chiesto un parere motivato.

I risultati dello studio sono chiarissimi: nessuno degli esperti intervistati ritiene che le scie degli aerei siano connesse ad un programma segreto di aerosol, e solo uno di essi ritiene di aver incontrato indicazioni per credere che un tale programma esista. Le scie sono spiegabili come normali scie di condensa, cioè ghiaccio formatosi dall’umidità emessa dai motori, ed il loro aumento è collegato a fattori come l’aumento del traffico, la quota di volo maggiore, il diverso tipo di motori, l’aumento dell’umidità atmosferica. Anche le foto con alcune supposte anomalie (scie di forma strana, che si interrompono e riprendono, di forma differente in aerei apparentemente vicini) sono facilmente spiegabili con differenze di altitudine o di umidità dell’aria. Il tutto documentato da innumerevoli articoli presenti nella letteratura scientifica.

Relativamente alle analisi chimiche di acqua e terreno c’è una maggiore varietà di pareri. Uno degli esperti ritiene che la presenza di bario in campioni di pulviscolo atmosferico indicherebbe la realtà di irrorazioni atmosferiche, e se tutti i suoi 27 colleghi dissentono, le spiegazioni date variano parecchio. La maggioranza degli esperti infatti ritiene che le concentrazioni trovate mostrino quello che ci si aspetta da questo tipo di analisi, si tratta di elementi comuni nel terreno e quindi nella polvere, mentre gli altri li imputano ad inquinamento o vorrebbero avere ulteriori informazioni. Anche sulla modalità con cui questi campioni sono stati presi c’è divergenza di opinioni, quasi tutti gli esperti ritengono che con quelle modalità è facilissimo contaminare i campioni ottenendo risultati senza significato, ma una piccola minoranza le ritiene adeguate.

Questi ultimi risultati lasciano onestamente perplessi. Ritenere la presenza di bario un indizio di esperimenti segreti di modifica del clima non ha molto senso, non esistono infatti progetti di controllo climatico che impiegherebbero questo elemento. Il suo utilizzo è stato ipotizzato unicamente dai proponenti della teoria del complotto, che lo hanno incluso tra gli ingredienti delle “scie chimiche” per sua igroscopicità, dovrebbe servire ad assorbire l’umidità atmosferica. Ma spargere bario metallico è tecnicamente difficilissimo, e la sua produzione annua mondiale non basterebbe ad assorbire un modesto cumulo. L’impressione è che la selezione degli esperti, almeno relativamente al secondo gruppo, non sia andata come avrebbe dovuto. Solo un sesto degli interpellati ha risposto positivamente, e probabilmente è intervenuto un pesante effetto di selezione. Il fatto che complessivamente l’80% degli interpellati non abbia accettato non dà comunque una bella immagine della scienza.

Le reazioni del mondo complottista non si sono fatte attendere. Non importa quel che dicono gli esperti, hanno torto o sono in malafede, è ovvio che quella non possa essere condensa. Sono tutti pagati e mentono sapendo di mentire. Reazione ampiamente prevista, gli autori sanno benissimo che niente convincerà chi al complotto già ci crede, e si rivolgono quindi a chi voglia davvero conoscere l’opinione degli esperti.

Purtroppo simili sforzi in passato non sono serviti a molto. Esiste un dettagliato documento disponibile sul sito del CICAP, e di documenti simili in rete ne esistono diversi. Ma nonostante siano ormai 10 anni che (quasi) qualunque scienziato ci dica che quella è condensa, il numero di chi crede a questa storia è cresciuto. Al punto che pure uno degli esperti intervistati sostiene che il bario sia usato per la geoingegneria, quando nessuno si è mai sognato di adoperarlo per questi scopi, sarebbe come voler asciugare le nuvole con la carta igienica.

Lo studio citato ci trasmette dieci cose da sapere sulle scie chimiche:

1) Il fenomeno delle scie chimiche può essere spiegato scientificamente con la condensazione del vapore acqueo in prossimità dei residui liberati dai motori degli aerei. Su questo i ricercatori intervistati sono stati di parere unanime.

2. Non ci sono differenze nella fenomenologia di formazione e nella composizione tra scie standard, scie a X, a zig-zag, a reticolatovorticose, a forma di fusillo o intermittenti.

3. L’esistenza di scie intermittenti, visibili solo a tratti, è dovuta al passaggio degli aerei in aree con diversa umidità: nelle zone più secche, infatti, la scia tende a scomparire più rapidamente rispetto a quelle più umide. L’intermittenza non dimostra – come invece sostengono i complottisti – che le sostanze chimiche vengono rilasciate solo in certe aree, ma è un fenomeno giustificato dalla scienza. Anche su questo tutti sono concordi.

4. Le scie sono diventate sempre più numerose e frequenti al passare degli anni perché è aumentato il numero di aerei in volo e l’altitudine media di volo. Mentre no, non c’è alcuna intensificazione del complotto per rendere più efficace l’avvelenamento.

5. Le scie, probabilmente, tendono a permanere visibili sempre più a lungo per effetto dei cambiamenti climatici e del riscaldamento globale. Ad accentuare questo effetto contribuiscono anche i motori sempre più grandi e i carburanti via via più efficienti, che producono vapore più freddo che in passato. Invece è certo che non ci sia alcuna variazione nella composizione chimica delle scie, poiché si tratta sempre di vapore acqueo.

6. Non esiste alcuna prova scientifica che dimostri alterazioni chimiche del suolo o dell’atmosfera, in particolare per quanto riguarda le sostanze più chiacchierate in rete: stronziobario e alluminioUno solo dei 77 intervistati ha dichiarato di aver misurato nell’atmosfera in prossimità di una scia in una zona poco abitata, per una sola volta, una quantità di bario superiore a quella attesa. Ma anche in quel caso la tesi dell’avvelenamento non reggerebbe perché la concentrazione di bario nel terreno sottostante era nella norma (tuttavia, questo passaggio dell’articolo è l’unico citato da chi continua a credere alle scie chimiche).

7. Non basta una pubblicazione scientifica per convincere chi ha già un’opinione salda e ben formata. Lo ha dichiarato uno degli autori dell’articolo, che ha anche spiegato come l’intento del lavoro fosse quello di creare una raccolta credibile di informazioni per chi vuole conoscere nel dettaglio l’opinione degli esperti, senza alcuna ambizione di far cambiare idea ai più credenti.

8. Il metodo fai-da-te di raccolta dei campioni di acqua e suolo può contribuire a generare risultati errati, a maggior ragione se si seguono i consigli dei gruppi online di sostenitori del complotto. Spesso sul web si suggerisce di usare contenitori con i coperchi in metallo per il trasporto di campioni: già questo potrebbe essere sufficiente, spiegano i ricercatori, a rendere inattendibili i risultati delle analisi successive, soprattutto se il contenitore viene agitato durante il trasporto. Gli scienziati hanno spiegato anche che i contenitori in vetro dovrebbero essere sottoposti a un lavaggio acido per rimuovere eventuali residui metallici, altrimenti sarebbe meglio utilizzare oggetti in plastica.

9. Anche se le scie chimiche sono una bufala, ciò non significa che le emissioni dei motori degli aerei siano completamente innocue. Oltre agli effetti diretti di alcuni inquinanti sulla salute umana, l’anidride carbonica, gli ossidi di azoto e il metano emessi come gas di scarico sono dei noti gas serra che contribuiscono al riscaldamento globale.

10. La comunità scientifica continua, in maggioranza, a non impegnarsi seriamente per fare corretta informazione a proposito della bufala delle scie chimiche. Non solo per la mancanza – fino a oggi – di pubblicazioni scientifiche a riguardo, ma anche perché i 77 ricercatori coinvolti sono stati gli unici ad acconsentire a sottoporsi alle domande (qui e qui i quiz proposti dagli autori dello studio) su un campione di oltre 400 scienziati selezionati. Circa l’80% degli interpellati si è rifiutato di rispondere alle domande proposte e ha deciso di non dare una mano.

Ma tutto questo complottismo dove porta?

Porta a pensare che qualcuno nell’ombra perseguiti tutti quelli che si occupano del tema, come il caso di Franco Caddeo, un attivista che si occupava di scie chimiche e di basi militari in Sardegna.

Caddeo aveva pubblicato diversi video, tra cui interviste a famiglie con bambini malformati a causa delle sperimentazioni belliche. Di Franco Caddeo non si sa più niente dal 28 agosto 2009, ufficialmente disperso nel mare di Sardegna, il suo corpo non è mai stato ritrovato. Il gommone che aveva noleggiato per una battuta di pesca venne recuperato alla deriva con il motore ancora acceso, la marcia inserita, le lenze ancora in acqua. Una disgrazia che gli inquirenti non hanno risolto.  La prima ipotesi, la più plausibile, prendeva in esame la possibilità di un malore improvviso, l’unico responsabile di uno scivolone in acqua che sarebbe costato la vita al Caddeo.

La scomparsa di Franco Caddeo ha richiamato l’attenzione di diversi siti internet che hanno proposto spiegazioni “alternative”. Su “Luogocomune” e “L’alternativa Isaia” si scopre che Caddeo, era un attivista che aveva intrapreso una crociata per cercare di svelare il mistero delle scie chimiche.

Ma il mistero delle scie chimiche non ha nulla a che fare con tutto questo, è solo una distorsione della realtà che è ben diversa e la storia di Franco Caddeo, ex antennista oristanese appassionato di pesca, è solamente la cronaca di una drammatica giornata di mare.

Viviamo in un mondo in cui la scienza, la razionalità sono viste con sospetto. Sicuramente questo interpella gli scienziati che dovrebbero rivedere sia il loro modo di comunicare che il loro rapporto in generale con la società. Questo è importante in quanto focalizzarci su fantomatici programmi segreti svia l’attenzione dai problemi reali che dobbiamo affrontare.

Fonti: https://ecplanet.org/node/2265;
https://www.libreidee.org/2016/02/lannes-scie-chimiche-ecco-le-prove-patto-siglato-nel-2001/;
https://www.butac.it/scie-chimiche-ancora-e-sempre-peggio/;
https://quintoelementomusical.wordpress.com/2012/06/04/franco-caddeo-inghiottito-nelle-scie-del-nulla/;

Scie chimiche: il parere degli esperti

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