Ingegneria genetica: scienziati pronti a ricreare i mammut

Un team di ricercatori afferma di essere sul punto di riportare all'estinzione i mammut lanosi

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Un team di ricercatori afferma di essere sul punto di riportare all’estinzione i mammut lanosi.

Sotto la guida del genetista anticonformista George Church, un team di ricercatori si appresta a creare embrioni di mammut in laboratorio. Il passo successivo sarà quello di farli crescere in uteri artificiali per i 22 mesi che saranno probabilmente necessari per lo sviluppo dei feti. Insomma, tutto sarebbe pronto per la rinascita del grande mammifero estinto circa 4000 anni fa.

Nelle prossime settimane il team pubblicherà una serie di articoli che spiegheranno in modo dettagliato le tecniche che saranno utilizzate per raggiungere questo ambizioso obbiettivo ma le basi sono abbastanza conosciute. Sappiamo che l’intero genoma del mammut lanoso è stato completamente sequenziato da diverso tempo ed è stato raffrontato con il genoma del suo più vicino parente esistente: l’elefante asiatico.

Questa tecnica ha permesso di individuare i cambiamenti genetici che si verificarono nei mammut permettendogli di sopravvivere nel rigido clima siberiano. Il team è stato in grado di selezionare questi geni, per esempio quello che li rende lanosi, quello che gli da orecchie piccole rispetto agli altri elefanti, quello che permette la formazione di spessi strati di grasso sottocutaneo e quello che forma il sangue antigelo, – e li ha reinseriti nel genoma dell’elefante asiatico per creare una specie ibrida.

Ovviamente, questo non sarebbe un “vero” mammut lanoso clonato ma piuttosto una specie di ibrido che mostra tutti i tratti e le funzioni ecologiche che avevano gli animali originali. “L’intento non è quello di creare copie perfette dei mammut estinti, ma di concentrarsi sugli enormi adattamenti necessari per gli elefanti asiatici a prosperare nel clima freddo dell’Artico” scrivono.

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Di cosa sono fatti i mammut? hangingpixels / Shutterstock

Tuttavia, poiché l’elefante asiatico in sé è una specie in via di estinzione, non sarebbe etico per il team tentare la fecondazione in vitro con embrioni di mammut creati artificialmente, soprattutto considerando che le probabilità di successo dell’impianto sarebbero minime. Invece, sperano di creare un grembo artificiale e far crescere i feti fino al termine della gestazione naturale in laboratorio.



Una domanda più interessante potrebbe essere non sul come faranno ma sul perché. Perché spendere tutto questo tempo, denaro e sforzi per riportare in vita una specie che ha smesso di camminare sulla Terra circa 4.000 anni fa?

Bene, un buon argomento potrebbe essere il fatto che questa tecnologia potrebbe un giorno essere utilizzata per aiutare a salvare le specie in via di estinzione oppure per riportarle in vita una volta estinte. Si spera anche che, capire i cambiamenti che si sono verificati nel mammut quale adattamento ad un ambiente più freddo potrebbe contribuire a facilitare l’adattamento della fauna selvatica attuale ai cambiamenti climatici in corso.

Effettivamente, riportare in vita una specie estinta, potrebbe potenzialmente contribuire ad impedire future estinzioni.

Gli scienziati coinvolti nel progetto sperano anche che liberando mandrie di mammut al pascolo nella tundra siberiana, si potrebbe  aiutare a rallentare il cambiamento climatico. L’idea è che per mantenere il pianeta freddo servono enormi praterie, conosciute come steppa, nelle regioni subpolari. Con l’estinzione dei mammut, l’estensione della steppa cominciò a ridursi, soppiantata da vaste foreste.

Ciò ebbe un impatto drammatico sulla capacità dell’ambiente di assorbire e trattenere il carbonio, in particolare quando il permafrost sottostante si sciolse. Si spera che, riportando grandi erbivori come i mammut, che si nutrivano delle fronde degli alberi, si possa ripristinare questo ecosistema come era, preservando il permafrost e prevenendo il possibile rilascio massiccio dell’enorme quantità di metano che vi è intrappolato sotto.

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Forse un giorno potremmo vedere mammut vagare per la Siberia. SERGEI PRIMAKOV / Shutterstock
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