La letteratura inglese nel periodo vittoriano

Durante il lungo regno della regina Vittoria, la letteratura inglese attraversò un periodo d'oro con la fioritura di grandi autori e di nuovi generi letterari

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Le enormi porte del palazzo si spalancarono e il popolo l’acclamò a gran voce: “Dio salvi la regina!”. È questa la scena elegante e raffigurativa che rincorre la figura di Victoria, la regina inglese ottocentesca più amata tra i sovrani della storia britannica e dal popolo.
La Principessa fu catapultata a corte a soli 18 anni, in seguito alla morte dello zio, divenendo per tutti Victoria d’Inghilterra.

Ricevette così l’investitura reale dando inizio a quella che potremmo definire la reggenza più lunga della Gran Bretagna. Victoria è stata una regina simbolo nella storia del paese e del mondo, discussa e commentata migliaia di volte, raccontata nei libri, al cinema, in teatro, in una serie tv interamente dedicata a lei, che racconta le vicende, i rapporti personali, fragilità e intrighi che si svilupparono dentro le mura di palazzo e nella sua vita.

Una figura descritta dolcemente e in maniera incisiva, Victoria è una donna sensibile, ferma, insicura, con alle sue spalle uomini che le danno il coraggio e la determinazione per proseguire in un cammino non sempre facile. Uomini che però la amano molto, dandole tutto il sostegno possibile.

Durante il suo regno la cultura e la letteratura inglese, in particolare, hanno attraversato un periodo  d’oro. 
Al periodo vittoriano appartiene infatti la più grande e prolifica produzione letteraria, nasce con Victoria quel tipo di letteratura inglese che racchiude il genere gotico, noir, horror, la celebrazione dei sentimenti forti, della scissione umana, dei dogmi e delle osservanze sociali.

Nasce con Victoria l’idea di “formalità” e “rispettabilità”, si rafforza con lei il concetto di società che ingloba l’individuo ed è lo sfondo principale della sua vita. Sotto il suo regno nasce il tratto del personaggio narrativo e romanzato diviso tra luce e ombre, tra il bianco e il nero, tra la parte buona e quella cattiva.

Nacquero con lei le penne di Lewis Carroll, Beatrix Potter, Edgar Allan Poe e il romanzo d’horror. In epoca vittoriana videro la luce Stevenson con il suo Jekyll e Hyde, Wilkie Collins e il celebre investigatore Sherlock Holmes partorito dalla  penna di Sir Arthur Conan Doyle. Poi Tennyson e la celebrazione dell’amore. Come non citare il grande romanziere Wilde., il quale ci ha lasciato il borghese Dorian che rincorre la giovinezza e scende a compromessi con il demonio per possederla, che si concede al piacere e alla corruzione, ma la cui natura bonaria viene intaccata dal peccato trasformandolo in un mostro.



Un personaggio che rimarrà nella storia della letteratura immortale. La scrittrice Mary Shelley sfida le leggi dell’etica, della bioetica, del progresso, dell’uomo che vuole osare troppo oltrepassando i limiti della natura umana e finendo col creare un mostro nel suo “Frankenstein“.

Il tema della scomposizione dell’uomo sia nel libro che nella società sarà ripreso più tardi anche dagli scrittori del novecento e dalle scuole di pensiero psicoanalitiche così che l’età vittoriana si configura come anticipatrice e periodo precursore di correnti letterarie e filosofiche.
Apprezzata, contestata, vera, decisa, piena di sfaccettature e fragilità Victoria di Gran Bretagna era capace di indossare abiti maestosi e salutare un’intera folla per poi sedersi per terra a giocare con il suo adorato cane. 
Il suo contributo alla politica, alla cultura, il suo impatto sulla  società inglese,  fecero di lei una delle regine più amate e ricordate dai sudditi inglese e dal mondo.

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