Mini buchi neri e propulsione spaziale

Non sappiamo se i mini buchi neri esistono realmente, ma siamo certi dell'esistenza dei buchi neri. I buchi neri, prendono il loro nome dal fatto che non possono essere osservati, ma possono essere rilevati in maniera indiretta a causa degli effetti che hanno sulla materia circostante

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L’umanità potrebbe fare uso di una forma di energia immensa che permetterebbe la realizzazione di un sistema di propulsione in grado di spingere gigantesche astronavi verso le stelle, questa immane energia verrebbe estratta dai mini buchi neri.

Abbiamo iniziato a muovere i primi incerti passi nello spazio solo pochi decenni fa, ma da sempre sogniamo di raggiungere le stelle utilizzando tecnologie spesso inventate dalla mente fervida degli scrittori di fantascienza.

Non sappiamo se i mini buchi neri esistono realmente, ma siamo certi dell’esistenza dei buchi neri.

I buchi neri, prendono il loro nome dal fatto che non possono essere osservati perché la loro intensa gravità intrappola anche i fotoni, ma possono essere rilevati in maniera indiretta a causa degli effetti che hanno sulla materia circostante.

Sappiamo inoltre che i buchi neri potrebbero emettere una radiazione teorizzata dal fisico Stephen Hawking, radiazione che ne ha preso il nome. la radiazione di Hawking.

Hawking teorizzò che i buchi neri si comportano come un corpo nero: nonostante possano catturare materia ed energia, emettono una radiazione termica avente una certa temperatura proprio come un comune corpo nero.



La temperatura dipende dalla massa del buco nero. Questa radiazione è chiamata  “evaporazione” perché fa perdere energia al buco nero e dunque gli fa perdere massa.

Perciò se il buco nero non riuscisse a catturare materia o energia continuerebbe a “evaporare”, diventando sempre “meno massiccio” fino a svanire in una immane esplosione di energia.

Per i buchi neri più grandi, la quantità di radiazione prodotta è minima, ma i buchi neri molto piccoli che sono stati ribatezzati “mini buchi neri” trasformerebbero in una frazione di secondo la loro massa in un’enorme quantità di energia.

I “mini buchi neri” secondo alcune teorie sviluppate dai cosmologi potrebbero essersi formati subito dopo il Big Bang.

Lois Crane e Shawn Westmoreland, della Kansas State University, tempo fa hanno calcolato cosa sarebbe necessario per creare un mini buco nero da utilizzare in un ipotetico motore spaziale.

I due ricercatori hanno scoperto che esiste una categoria di mini buchi neri abbastanza piccoli da essere creati artificialmente e in grado di produrre enormi quantità di energia, ma abbastanza grandi da non evaporare immediatamente in una esplosione di radiazioni gamma.

Il loro mini buco nero ideale avrebbe una massa di circa un milione di tonnellate e sarebbe grande un millesimo di un protone.

Come realizzare i mini buchi neri

I mini buchi neri, secondo l’idea sviluppata da Crane e Westmoreland potrebbero essere creati utilizzando un gigantesco sistema laser dislocato nello spazio e alimentato da migliaia di chilometri quadrati di pannelli solari.

Dopo essere stato caricato per alcuni anni dalla radiazione solare, questo gigantesco sistema laser rilascerebbe l’energia accumulata equivalente alla massa di un milione di tonnellate in un guscio sferico convergente di fotoni.

ùMentre il guscio di fotoni collassa su se stesso, l’energia diventa così densa che la sua stessa gravità la focalizza su un singolo punto generando un mini buco nero.

I mini buchi neri hanno una particolarità, una volta creati inizierebbero immediatamente a rilasciare l’energia utilizzata per crearli.

I mini buchi neri una volta creati quindi devono essere imbrigliati e utilizzati per far funzionare il propulsore dell’astronave.

Un mini buco nero verrebbe quindi sistemato al centro di un gigantesco specchio parabolico che rifletterebbe tutta l’energia irradiata sul retro della nave, spingendola in avanti.

I raggi di particelle sarebbero utilizzati per alimentare simultaneamente il mini buco nero e spingerlo insieme alla nave.

Un mini buco nero potrebbe accelerare una nave spaziale a velocità relativistiche, consentendo all’equipaggio di coprire enormi distanze nello spazio.

Allo stesso modo potrebbe essere utilizzato per trasformare la materia direttamente in energia e questa energia potrebbe essere utilizzata per creare nuovi mini buchi neri che potrebbero alimentare ulteriori astronavi.

Ovviamente, creare e sfruttare i buchi neri non è un’impresa facile, ma Crane e Westmoreland sottolineano che un mini buco nero ha un vantaggio significativo rispetto alle tecnologie più speculative come i motori a curvatura e i wormhole: è fisicamente possibile realizzarli.

Crane e Westmoreland credono, valga la pena provarci “perché consente un destino completamente diverso e molto più ampio per la razza umana. Non dovremmo sottovalutare l’ingegnosità degli ingegneri del futuro”.

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