Non troviamo gli alieni perchè stanno dormendo. Una nuova risposta al paradosso di Fermi

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La vastità dell’universo suggerisce che debbano esserci, da qualche parte, civiltà aliene avanzate o, almeno, qualche prove della loro esistenza. Segni come megastrutture e comunicazioni – dovrebbero essere evidenti.

Invece, gli astronomi continuano a confrontarsi con un universo silenzioso oltre il nostro pianeta.

Questo “silenzio spaventoso”, come lo defisce il cosmologo Paul Davies, ha ispirato al grande fisico Enrico Fermi a porsi la famosa domanda: “Ma dove sono tutti?”

Molti hanno proposto soluzioni più o meno credibili a questa domanda, ma adesso vi è un’altra ipotesi sul tavolo. Alcuni scienziati hanno presentato l’idea che sia possibile che vi siano antichissime civiltà aliene là fuori che, però, si sono autoibernate in attesa di un lontano futuro in cui l’universo sarà più freddo fornendo le condizioni giuste per soddisfare le loro ambizioni?

Secondo questa nuova idea, civiltà aliene sono emerse e hanno prosperato  nell’universo giovane, crescendo in dimensioni e sviluppando la tecnologia per sfruttare l’energia delle stelle e delle galassie. Giunti ad un certo punto, però, questi alieni decisero di rivolgere la loro attenzione alle grandi questioni del cosmo, privilegiando lo sviluppo filosofico e spirituale a quello materiale.



Per affrontare questioni così profonde e fondamentali saranno però state necessarie grandissime capacità computazionali e sarà stato necessario realizzare computer potentissimi, come “Pensiero Profondo“, l’immenso supercomputer costruito per riflettere sulla risposta definitiva alla domanda fondamentale sulla vita, l’universo e tutto quanto immaginato dallo scrittore Douglas Adams nel suo ciclo fantascientifico “Guida galattica per autostoppisti“.

Il flusso di energia

Ma c’è una limitazione nella termodinamica del calcolo. Tali immensi calcoli richiedono un flusso di energia, da caldo a freddo e questo è, in ultima analisi, limitato dalla temperatura di fondo dell’universo. All’inizio erano pochi decine di kelvin sopra zero assoluto. Ma ogni grado di raffreddamento crea potenzialità per una quantità immensa di calcolo aggiuntivo.

Insomma, alla fine, questi alieni si potrebbero essere stancati di aspettare gli eoni necessari per i calcoli richiesti dalle risposte definitive sull’universo e potrebbero aver deciso di ibernarsi, tutta la specie, in attesa che le condizioni di temperatura dell’universo siano tali da permettere che i calcoli relativi alle loro domande richiedano un tempo ragionevole.

Ovviamente, mantenere un’intera civiltà in stato di animazione sospesa, al sicuro, in attesa che l’universo diventi abbastanza freddo richiede una grande quantità di energia, inoltre, questi alieni dovrebbero essere sicuri che al risveglio la materia e l’energia necessari per prosperare saranno ancora disponibili. Ciò implica strutture di mega-ingegneria in grado di sfruttare l’energia complessiva di interi sistemi stellari se non galassie, che però non siamo ancora riusciti ad individuare. Gli autori riconoscono questo limite alla loro ipotesi rispondendo, però, che questa attività potrebbe essere svolta con strumenti che ancora non siamo in grado di comprendere e essere quindi, per noi, in gran parte invisibile.

Va bene, tutto è possibile e a molti scienziati piace la fantascienza ma quanto seriamente dovremmo prendere questa possibile soluzione al paradosso di Fermi? Ovviamente sono solo congetture e speculazioni e non dovremmo escludere qualcosa solo perchè noi non la faremmo, allo stato attuale. Non c’è niente di sbagliato nello speculare, la speculazione può ispirare nuovi pensieri e nuove soluzioni ma anche liberare la fantasia senza porre limiti all’immaginario dovrebbe essere fatto con un filo, perlomeno un filo, di buon senso e dimensionarla adeguatamente.

Forse siamo soli, e forse no, in quest’universo immenso ma se il solo contemplarlo ci fa esclamare, insieme ancora a Douglas Adams “Wow” Ma è infinito!“, dovremo rassegnarci alla nostra solitudine solo quando, e se, saremo arrivati agli estremi confini e avremo esplorato l’ultimo corpo celeste.

Nel frattempo, la domanda di Fermi “Ma dove sono tutti?” dovrà essere il nostro faro, il nosatro riferimento e la motivazione per continuare ad esplorare e conoscere.

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