Progetto ITER: un percorso verso la fusione nucleare

Una partenership di 35 paesi ha dato vita al progetto ITER, un esperimento finalizzato alla produzione di energia da processi di fusione nucleare

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Lo scorso mese di luglio, dopo 14 anni dal via libera ufficiale, sono iniziati i lavori per assemblare, nel sud della Francia (Saint Paul les Durance), un grande dispositivo, progettato per dimostrare che la fusione nucleare, il processo che alimenta il sole, può rappresentare per la Terra una fonte di energia sicura e ben accessibile.

L’innovativo esperimento multinazionale, denominato ITER (International Thermonuclear Experimet Reactor), ha visto in questi mesi arrivare componenti da ogni parte del mondo, che adesso verranno messi insieme per dare vita a quello che viene definito il più grande puzzle del mondo.

L’obiettivo dell’impianto sperimentale è quello di dimostrare che è possibile generare energia da fusione nucleare, in maniera sostenibile e sicura, su scala commerciale; l’inizio dell’attività sperimentale è previsto per il mese di dicembre 2025.

ITER: imitare il Sole

La fusione nucleare è il processo che alimenta il sole e le altre stelle; essa si realizza quando i nuclei di atomi leggeri si fondono insieme per generare degli atomi più pesanti, con una reazione che rilascia una grande quantità di energia.

La sfida consiste nel costruire una macchina che possa sfruttare questa energia, che dovrà essere mantenuta all’interno del reattore e controllata da un campo magnetico di elevata intensità.

Il presidente francese, Emmanuel Macron, in un messaggio rilasciato in occasione dell’inizio dei lavori di assemblaggio della macchina, ha detto che grazie alla fusione, il nucleare è promettente per il futuro.



Lo stesso presidente, che ha a lungo sostenuto l’energia nucleare nella lotta globale contro i cambiamenti climatici dovuti ai gas effetto serra prodotti dalla combustione di carbone, olio e gas naturale, concorda nel definire la nuova tecnologia pulita, che non utilizza il carbone, sicura e che non produce rifiuti.

Anche il presidente della Corea del Sud Moon Jae-in, ha definito questo il più grande progetto della storia dell’uomo, che offrirà la speranza di sorgenti energetiche pulite e sicure già a partire dal 2050.

Il progetto ITER è stato lanciato nel 2006 da 35 paesi tra cui: Stati Uniti, Russia, Cina, Gran Bretagna, Svizzera, India, Giappone, Corea del Sud, oltre ai 27 membri dell’Unione Europea.

In una dichiarazione congiunta, tutti i partner del progetto hanno dichiarato che la fusione è sicura, che viene utilizzata solo una piccola quantità di combustibile e che non vi sono rischi di incidenti, tipici dei tradizionali impianti a energia nucleare.

Inoltre, il combustibile per la fusione e il litio necessario per gestire la reazione si trovano nell’acqua marina e le disponibilità sono sufficienti per milioni di anni. Si consideri che la quantità di questo combustibile delle dimensioni di un’ananas equivale a 10.000 tonnellate di carbone.

Una volta implementato ed entrato a regime, il reattore ITER dovrebbe produrre circa 500 megawatt di energia termica, equivalenti a circa 200 megawatt di energia elettrica, in condizioni di operatività continua, sufficiente a soddisfare il fabbisogno di circa 200.000 abitazioni.

Il reattore a fusione nucleare di ITER, chiamato Tokamak, sarà costituito da circa 1 milione di componenti, tra i quali alcuni potenti magneti superconduttori, che avranno un’altezza pari a un edificio di quattro piani e un peso di 360 tonnellate ciascuno.

Per assemblare l’intera macchina saranno utilizzate circa 2.300 persone. Bernard Bigot, il direttore generale del progetto ITER, afferma che ogni aspetto relativo alla gestione del progetto, all’ingegneria del sistema, alla gestione del rischio e alla logistica dell’intero processo di costruzione, dovrà essere eseguito con una precisione tipica di un orologio svizzero.

Una volta terminato, il reattore dovrebbe essere in grado di riprodurre il processo di fusione che si verifica all’interno delle stelle, a una temperatura prossima a 150 milioni di gradi Celsius, 10 volte più alta di quella del Sole.

Secondo i piani, il reattore dovrebbe raggiungere la massima produzione intorno al 2035, anche se, trattandosi di un dispositivo sperimentale, non produrrà energia elettrica. Se la tecnologia sperimentata con ITER dovesse fornire risultati positivi, ogni futuro reattore a fusione dovrebbe essere in grado di alimentare due milioni di abitazioni, con costi comparabili a quelli dei reattori nucleari convenzionali.

Questi soli artificiali, però, sono stati fortemente criticati dagli ambientalisti, che li hanno definiti dei progetti illusori molto costosi.

Per la cronaca, il progetto ITER è in ritardo di cinque anni rispetto ai tempi previsti e ha visto il suo budget triplicarsi fino a raggiungere circa 20 miliardi di euro.

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