Quando gli astronomi cercavano Vulcano, l’inafferrabile pianeta tra Mercurio ed il Sole

Oggi molti astronomi stanno cercando, per ora senza esito, il cosiddetto "planet nine" sulla base di alcune anomalie orbitali dei corpi più esterni del sistema solare. Molti non sanno che ci fu un tempo in cui, per ragioni simili, apparenti anomalie orbitali di Mercurio, fior di astronomi cercarono per anni Vulcano, un misterioso pianeta posto tra Mercurio ed il Sole

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L’uomo fin dall’antichità è a conoscenza dell’esistenza di cinque pianeti: Mercurio, Venere, Marte, Giove e Saturno; dei cinque Mercurio è il più piccolo e quello più vicino al Sole. Urano, Nettuno e Plutone, (declassato poi a pianeta nano) vennero scoperti molto tempo dopo. In passato, per spiegare le deviazioni dell’orbita di Mercurio rispetto a quanto previsto dai modelli matematici si è ipotizzata l’esistenza di un pianeta la cui orbita sarebbe interna a quella di Mercurio e pertanto esso sarebbe il pianeta più vicino al Sole.

A farlo fu nel 1860 il matematico francese Urbain Le Verrier, che insieme all’astronomo J.C. Adams aveva previsto l’esistenza di Nettuno a partire dalle anomalie del moto di Urano. Le Verrier aveva teorizzato che la deviazioni dell’orbita di Mercurio rispetto alle previsioni matematiche potevano essere spiegate ipotizzando la presenza di un pianeta tra Mercurio e il Sole o la presenza di una cintura di asteroidi all’interno dell’orbita di Mercurio stesso.

Le Verrier studiò il problema del moto irregolare di Mercurio e nel 1849 annunciò di averne scoperto la causa: il perielio dell’orbita di Mercurio si muoveva di 38 secondi d’arco per secolo più rapidamente di quanto previsto dalla teoria di Newton; l’anomalia doveva essere causata da un pianeta che doveva trovarsi fra Mercurio e il Sole che poteva essere scoperto in due modi:

Osservandone i transiti sul disco solare (che dovevano essere più frequenti di quelli di Mercurio).
Osservando i dintorni del Sole durante la fase di totalità delle eclissi solari.

Le Verrier si basò inoltre su informazioni ricevute un anno prima, nel 1859, da un medico francese che in una lettera gli narrava di aver osservato una macchia nera circolare sul Sole il 26 marzo del 1859. Per Lescarbault, il medico e astronomo dilettante in questione, la macchia osservata era un pianeta che transitava davanti al Sole, visto che ne misurò il tempo di attraversamento calcolando circa in un’ora ed un quarto il tempo che la macchia impiegò per percorrere un quarto del diametro solare.



Utilizzando le osservazioni di Lescarbault, Le Verrier calcolò l’orbita del pianeta stabilendo che impiegava 19 giorni e 7 ore per compiere una rivoluzione completa e la sua distanza media dal Sole era di circa 0,1427 unità astronomiche. Il diametro e la  massa risultavano notevolmente inferiori a quelli di Mercurio, per la massa si parlava di circa 1/17 di quella di Mercurio, troppo poco per spiegare le anomalie dell’orbita di Mercurio stesso. Le Verrier ipotizzò che il corpo celeste potesse essere parte di una cintura di asteroidi tra il Sole e Mercurio e chiamò Vulcano questo ipotetico pianeta.

Il 1860 poteva essere l’anno buono per mettere fine definitivamente alla ricerca e, in occasione dell’eclisse, Le Verrier chiese aiuto a diversi astronomi francesi e stranieri ma la caccia non diede nessun frutto, Vulcano non venne trovato. Le Verrier grazie ai dati raccolti grazie a Lescarbault, che però ricostrui le sue osservazioni a memoria, previde un transito di Vulcano sul Sole fra il 29 marzo e il 7 aprile 1870; i telescopi di tutto il mondo furono puntati sul Sole ma di Vulcano ancora nessuna traccia, Le verrier però, nonostante altri osservatori che osservarono il Sole lo stesso giorno di Lescarbault e non notarono nulla, continuava a credere che Vulcano era un pianeta realmente esistente. Gli anni fra il 1862 e il 1876 furono un’epoca d’oro per Vulcano; l’inafferrabile pianeta intramercuriale era diventato un caso internazionale, tutti gli astronomi lo cercavano. Non furono pochi gli astronomi e gli astrofili che affermarono di averlo trovato oppure di averlo osservato in passato;

Il 4 aprile 1875  un astronomo tedesco, H. Weber, vide una macchia rotonda sul sole; questo riaccese l’interesse per Vulcano che, secondo l’orbita teorizzata da Le Verrier, doveva transitare davanti al Sole proprio il 3 aprile di quell’anno. Inoltre questo “puntino rotondo” era stato osservato anche a Greenwich e a Madrid.

La rivista Scientific American fu subissata di lettere piene di tali affermazioni: in un primo momento vennero tutte pubblicate ma dopo il 1876 venne presa la decisione di non pubblicarle più. L’ormai anziano Le Verrier, decise di ricontrollare tutte le segnalazioni e previde un transito del pianeta sul Sole fra il 2 e il 3 ottobre 1876. Il pianeta, però, non fu osservato nemmeno quella volta e nemmeno la volta successiva, quando venne previsto un nuovo transito il 22 marzo 1877, ma anche in questo caso Vulcano non venne osservato. Il 23 settembre 1877 Le Verrier mori con la convinzione di aver scoperto un pianeta interno a Mercurio.

In seguito ci fu un’eclisse totale nel 1878 e due osservatori affermarono di aver visto nei pressi del Sole due piccoli dischi luminosi, secondo J.C. Watson, professore di astronomia presso l’Università del Michigan, potevano essere piccoli pianeti all’interno dell’orbita di Mercurio. Anche Lewis Swift, uno dei due scopritori della cometa Swift-Tuttle, osservò un puntino luminoso che credette essere il pianeta Vulcano, ma in una posizione diversa rispetto alle osservazioni effettuate da Watson.

Questi pianetini non si trovavano però nelle posizioni previste da Le Verrier. Negli anni successivi Vulcano non fu più osservato nonostante ulteriori tentativi di sfruttare le eclissi totali e, infine, nel 1916 la pubblicazione della teoria della Relatività Generale da parte di Albert Einstein mise fine alle discussioni permettendo di spiegare le deviazioni dell’orbita di Mercurio senza ipotizzare la presenza di un pianeta che influenzasse in qualche modo l’orbita di Mercurio.

Ma cosa avevano visto Lescarbault ed in seguito gli altri osservatori durante le eclissi?

E’ possibile che abbiano assistito al transito di un asteroide, che all’epoca erano sconosciuti. Swift e Watson invece, presi dalla fretta di ottenere informazioni durante l’esigua durata delle eclissi, potrebbero aver scambiato alcune stelle per il pianeta Vulcano.

Nel 1970 si tornò a parlare brevemente di Vulcano, alcuni ricercatori pensarono di averlo finalmente individuato ma probabilmente si trattava solo di comete in transito nei pressi del Sole. Oggi nessuno cerca Vulcano e la teoria della presenza di un pianeta all’interno dell’orbita di Mercurio è stata ormai abbandonata.

Fonte: http://phobosproject.blogspot.com ; /planet.racine.

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