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Il riscaldamento globale potrebbe far riemergere dal permafrost antichi virus e batteri letali

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Lo scorso autunno, destò profonda impressione un episodio, riportato in un recente articolo su BBC Earth, avvenuto nell’agosto del 2016, nella penisola di Yamal, in Siberia.

In breve, una ventina di persone furono ricoverate per un’infezione da antrace, tra questi un ragazzo perse la vita. Indagini svolte dalle autorità locali stabilirono che l’infezione era partita dalla carcassa di una renna infetta, morta 75 anni fa.

La carcassa della renna era rimasta per tutti questi anni sepolta nella tundra finché un’insolita ondata di caldo durante la scorsa estate provocò il disgelo del permafrost, facendo riemergere la carcassa e permettendo al germe patogeno di rianimarsi, contaminando il suolo e le acque, infiltrandosi nella catena alimentare.

Questa vicenda ha confermato le paure di molti esperti che, da tempo, segnalavano il rischio che il riscaldamento globale possa portare alla ricomparsa di virus e batteri scomparsi da secoli, se non da millenni, rimasti in animazione sospesa nel permafrost.

Da tempo sappiamo che alcuni batteri e diversi virus sono in grado di sopravvivere in condizione estreme, sospendendo, con vari sistemi, la propria animazione finché non si ripresentino condizioni favorevoli alla riproduzione. Il fatto è che siamo abituati a convivere e lottare con virus e batteri della nostra epoca ma come ci troveremmo se dovessimo ritrovarci ad avere a che fare con patogeni scomparsi da decenni o, peggio ancora, da secoli o millenni?

In alcuni luoghi di sepoltura siberiani è stato scoperto, tempo fa, un virus intatto dell’influenza spagnola del 1918, e si teme che la stessa cosa possa accadere anche con il vaiolo (di cui vi fu una grave epidemia in Siberia verso il 1890) e con la peste bubbonica.



 

lagoL’allarme per questo genere di pericoli venne lanciato, per la prima volta, nel 2005 dalla NASA che in un lago  in Alaska, appena sgelato dopo che era rimasto ghiacciato dal Pleistocene, circa 32 mila anni fa, scoprì microbi ancora attivi.

Ora, la preoccupazione è che alcuni funghi, virus e batteri che infettarono Neanderthal e Denisoviani, ormai estinti, potrebbero un giorno tornare a vedere la luce in queste terre del Nord, dove la temperatura sta salendo molto più rapidamente che nel resto del pianeta.

In ogni caso, non tutti i microbi “redivivi” sarebbero in grado di nuocere ancora. Quelli che destano maggiori preoccupazioni sono i virus giganti – che hanno dimostrato una particolare resistenza – e i batteri a spore, particolarmente ardui da debellare.

Per approfondire:

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