Sesso nello spazio: gli astronauti hanno rapporti intimi?

È possibile fare sesso nello spazio? Qualcuno ci ha mai provato? È più facile o più difficile? E quali sarebbero i rischi in caso di gravidanza? Cosa ne sappiamo...

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Il sesso nello spazio è un incubo logistico con problemi che vanno dai fluidi in sospensione nell’aria alle difficoltà per la virilità maschile. Le agenzie spaziali non incoraggiano in nessun modo la pratica del sesso nello spazio per tutta una serie di motivi che in questo articolo proveremo a spiegare.

John Millis, un fisico e astronomo, in un’intervista online ha parlato dei problemi relativi alla sessualità che devono affrontare gli astronauti impegnati nelle missioni spaziali di media e lunga durata. Millis, della Anderson University nell’Indiana, sostiene che fare sesso nello spazio è un po’ come provare ad avere rapporti sessuali mentre si pratica paracadutismo, molto difficile ma non impossibile.

I problemi relativi a compiere l’atto ruotano intorno alla caduta libera, alla microgravità, e all’ambiente necessariamente promiscuo sperimentato dagli astronauti. Impegnarsi in attività sessuali in un ambiente a microgravità è davvero difficile, ogni spinta o movimento tende a spostare chi lo compie nella direzione opposta”.

Anche il tocco più leggero può rendere difficile rimanere in contatto se entrambe le persone non sono correttamente ancorate. Probabilmente, il modo migliore per farlo sarebbe che la coppia si chiuda all’interno di un sacco a pelo condiviso, o qualcosa di simile.”

In ogni caso, ci sarebbero altri problemi a complicare la vita di una coppia di astronauti decisi a consumare un rapporto.



In regime di microgravità il sangue tende a salire verso la testa invece che verso il basso, rendendo difficile sia agli uomini che alle donne l’eccitazione. La bassa pressione del sangue al di sotto della vita provoca una contrazione del pene i cui tessuti, letteralmente, si accartocciano; questo, ovviamente, mina notevolmente la fiducia in sé stesso dell’uomo già dai preliminari.

Bisogna anche aggiungere che studi sugli astronauti hanno constatato che nello spazio i livelli di testosterone maschile precipitano, il che significa che gli astronauti soffrono di una mancanza di desiderio sessuale, un problema volendo sperimentare il sesso nello spazio.

Inoltre, il cuore tende a rimpicciolirsi durante le lunghe permanenze in orbita, il che significa che la quantità di sangue presente nella metà inferiore del corpo è minore rispetto al solito ed è da questa regione che viene estratto il sangue per generare l’erezione.

Ulteriori particolari possono essere scabrosi, basti pensare che tutti i fluidi emessi dal corpo in un ambiente a microgravità tenderebbero a restare in sospensione nell’aria. Anche il calore generato dal movimento sarebbe difficile da smaltire in un ambiente climatizzato come la ISS, provocando un aumento della sudorazione e, forse, anche del disagio nello stare molto vicini.

Dal punto di vista meccanico, gestire un amplesso nello spazio è roba da acrobati, basti pensare che, se le due persone non sono ben ancorate, ad ogni spinta i due corpi tenderebbero ad allontanarsi l’uno dall’altro, con conseguenze tutto sommato esilaranti ma tutt’altro che romantiche.

Eppure, nonostante tutte le difficoltà, una coppia potrebbe riuscire ad eccitarsi e a consumare un rapporto completo nello spazio.

Sarà per questo che la NASA sottopone gli astronauti donna a terapie anticoncezionali che sospendono il ciclo femminile.

Nel suo libro, “Life in Space“, il tecnico della NASA Harry Stine scrisse che l’agenzia spaziale aveva effettuato degli preliminari relativi alla possibilità di rendere fattibili tecnicamente i rapporti sessuali nello spazio, forse in vista di un possibile esperimento.

A questo proposito, l’inventrice Vanna Bonta ha creato un vestito noto come 2suit che, come dice il nome, deve essere indossato dalla coppia per facilitare la consumazione di un rapporto completo nello spazio. L’idea le è venuta mentre lei e suo marito stavano partecipando ad un volo a gravità zero durante il quale si è resa conto di non riuscire ad abbracciare il marito a causa della mancanza di peso.

Il 2suit ha ampi lembi che si aprono all’inguine ed è rivestito in velcro per consentire agli utenti di attaccarsi l’un l’altro e impegnarsi in un rapporto sessuale senza doversi preoccupare di perdere il contatto l’uno con l’altra.

È volutamente largo ed è dotato di cinghie che permettono di regolarlo per facilitare il movimento. Bonta e suo marito hanno testato il 2suit su un aereo a gravità zero ma si sono limitati a baciarsi ed abbracciarsi davanti ai fotografi.

Qualcuno ha mai fatto sesso nello spazio?

Nel 1982, il primo lancio spaziale che coinvolse uomini e donne, una missione sovietica sulla stazione Salyut 7, diede vita a parecchie chiacchiere circa prove di rapporti sessuali tra i partecipanti alla missione, tuttavia, l’unica donna a bordo, Svetlana Savitskaya, era sposata e aveva una feroce reputazione di donna fedele, che rapidamente dissipò ogni idea di sesso a microgravità.

La prima coppia sposata ad andare nello spazio sono stati gli americani Jan Davis e Mark Lee. I due si erano innamorati in un campo di addestramento della NASA. Il loro matrimonio venne celebrato in segreto poco prima della loro missione nel 1991, a causa della severa politica dell’agenzia che non ama la promiscuità sessuale tra i suoi astronauti, cosa che si ritiene possa rovinare le dinamiche di squadra.

Nonostante le voci sui loro rapporti a bordo, la coppia non ha mai rivelato se abbiano fatto qualcosa per diventare le prime persone a fare sesso nello spazio.

Altri pettegolezzi spaziali pruriginosi vennero fatti sul cosmonauta Valery Polyakov che, dal 1992 al 1993, trascorse 14 mesi nello spazio. Secondo le chiacchiere, il cosmonauta russo si è avvicinato alla compagna astronauta Elena Kondakova durante il loro periodo insieme alla stazione spaziale Mir.

Sia la coppia che i funzionari del Cremlino hanno, però, sempre negato con forza i pettegolezzi che affermavano che i due avevano fatto sesso completamente nudi nell’angusta cabina della MIR.

Nei suoi diari, Polyakov ha ammesso di essere stato attratto dall’idea di avere un rapporto con la collega, cosa che rese più difficile la sua lunga e ardua missione. “Non c’è bisogno di dire ciò che desideriamo. Gli uomini pensano a quelle cose. Non ci si può allontanare troppo da quei pensieri. Ma ci si può autocontrollare e, con il tempo, questi pensieri svaniscono“.

Il cosmonauta gentiluomo russo menzionò anche il fatto che i suoi superiori gli avevano suggerito di portarsi una bambola gonfiabile per esplorare le stelle con lui durante la missione ma lui rifiutò, temendo di potersi attaccare troppo all’unità gonfiabile.

Cosa succederebbe ad un bambino se venisse concepito nello spazio?

Secondo il dottor Millis, i due problemi principali per una gravidanza “di successo” nello spazio sarebbero dati dai più elevati livelli di radiazione cui si è sottoposti al di fuori dell’atmosfera terrestre e dall’impatto della microgravità su un bambino in via di sviluppo.

Per il feto che si sta formando, i livelli più alti di radiazioni potrebbero causare mutazioni e, forse, deformazioni. Non sappiamo esattamente cosa potrebbe provocare l’esposizione prolungata di un feto alle radiazioni e, sinceramente, non siamo ansiosi di scoprirlo“. 

Normalmente l’atmosfera e il campo magnetico della Terra ci proteggono dalle radiazioni cosmiche e dal vento solare. Nello spazio, invece, c’è ben poco che impedisce alle radiazioni di penetrare nei nostri corpi, in particolare durante le lunghe esposizioni“.

Per quanto riguarda la microgravità, ha spiegato Millis: “l’assenza di una gravità significativa, potrebbe impedire alla struttura ossea del feto di formarsi correttamente, rendendo impossibile lo sviluppo di un bambino umano. Ci sarebbe anche un forte rischio di gravidanza extrauterina, che potrebbe mettere in pericolo la vita della donna astronauta

Un’altra ragione per cui il sesso nello spazio è bandito dalla NASA è dovuta ai rischi che una donna incinta potrebbe rappresentare per una missione, perché le scorte di risorse come il cibo, le forniture mediche e l’ossigeno sarebbero compromesse dalle crescenti esigenze della futura mamma e, successivamente, da quelle del bambino.

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