Si comincia a ragionare su come coltivare ortaggi su Marte

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Ormai si tratta di aspettare una manciata di anni, un decennio forse, prima di poter posare piede su Marte, considerando la gara in corso tra gli scienziati della NASA e quelli sovvenzionati da istrionici miliardari, in competizione tra loro nella realizzazione del mezzo che porterà l’uomo sul Pianeta Rosso. Ma prima che l’uomo possa realmente insediarsi su Marte, ci sono una serie di ostacoli da superare, alcuni molto tenici. Uno di questi è una sfida che il genere umano ha affrontato da quando i nostri antenati sono scesi dagli alberi: imparare a coltivare terreni inospitali. Così, se è vero che non abbiamo mai viaggiato cosi lontano da casa come ora, possiamo invece essere confidenti sulle nostre competenze in materia agricola.

Marte, in fondo, non è così dissimile alla Terra. Da un punto di vista cosmico, sono praticamente gemelli. Entrambi i pianeti hanno superfici rocciose e sono di dimensioni, composizione e gravità molto simili. Su Marte c’è anche acqua. Ma Marte è gelido. E’ persino più freddo delle nostre regioni polari. Ed è carente in tutto ciò che assomiglia ad un’atmosfera. L’uomo, quindi, avrà necessità di un riparo, e di aria. Volendo dare per scontato che il problema del riparo e dell’aria respirabile è già risolto, cos’altro servirebbe ai nostri amici vegetali, per svilupparsi, che non serve a noi umani?

La risposta è: sporcizia!

Il suolo, così come è inteso sulla Terra, manca su Marte. Il suolo è molto più che una distesa di roccia sottile, anche se le rocce contengono una parte dei minerali necessari alle piante per vivere. Il terreno adatto ad una coltura deve contenere materia organica, come sostanze morte e microbi viventi. Anzi, il suolo E’ la materia organica che lo compone, così come lo sono l’aria e l’acqua. Senza tutta la materia organica, avremmo soltanto roccia sminuzzata, che è esattamente quel che c’è, in questo momento, sulla superficie di Marte.

Ma l’essere umano ha imparato, nella sua storia, a coltivare in ambienti ostili fin da quando abbiamo iniziato a cibarci del nostro raccolto. Abbiamo imparato a rendere produttivo un terreno inospitale utilizzando, ad esmpio, i nostri rifiuti o i rifiuti di origine animale. Siamo in grado, ad esempio, di far fiorire un orto domestico fertilizzandolo con le foglie (decomposte) della stagione precedente. Oggi usiamo fertilizzanti chimici complessi, fabbricati in laboratorio. Senza scomodare la scienza, usiamo anche fertilizzanti casalinghi quali i fondi di caffè o i resti di una mela, per ridare vita al terriccio della pianta del nostro ufficio.



Anche i minerali contenuti nel sottosuolo sono importanti. All’interno del suolo di Marte sono stati rilevate sostanze quali i perclorati, nemici dell’agricoltura. Bisogna tenerne conto. La buona notizia è queste sostanze possono essere “lavate” via dal terreno semplicemente con acqua.

Una volta lavato il terreno di Marte, e aggiunto del compost, cosa sarebbe possibile coltivare? Pur non avendo mai prelevato e riportato sulla terra dei campioni marziani di terreno, abbiamo comunque moltissime informazioni, grazie alla squadra di robot che hanno esplorato il pianeta rosso e analizzato il relativo terreno, o regolite. Sulla base di queste informazioni, alcuni laboratori hanno ricreato la regolite marziana. Si può comprare a meno di 10 dollari al chilo.

Al Florida Institute of Technology, un gruppo di ricercatori e studenti hanno provato le loro abilità agricole simulando un terreno marziano. Hanno provato a piantare colture nel suolo terrestre (per un controllo), simulato la regolite marziana e simulato la regolite con fertilizzante aggiunto. Prima hanno piantato della lattuga, poi hanno aggiunto pomodori, piselli e peperoni.
All’università di Villanova, gli studenti hanno provato la maggior parte delle stesse colture, oltre ad erbe come aglio, menta e basilico, perché il cibo coloniale non deve essere privo di gusto. Hanno anche provato a crescere il luppolo. Hanno provato a coltivare i loro raccolti negli angusti angoli della serra, per simulare la luce solare più limitata di Marte. Altri gruppi hanno sperimentato l’illuminazione artificiale.

La ricerca ha subito delle battute di arresto. Ad esempio, in Florida l’uragano Matthew ha interrotto l’esperimento degli studenti, che dimenticarono di innaffiare il loro raccolto. Ma quando saremo su Marte, non ci saranno distrazioni. E comunque, dai tentativi sopra citati, sono emersi dati incoraggianti. La lattuga si è sviluppata persino nella regolite non trattata. Le altre colture hanno avuto bisogno del fertilizzante, ma i risultati sono stati soddisfacenti.

Una nota: non basterà solo aggiungere nutrienti al suolo di Marte. Il team dell’Università di Villanova ha scoperto che la consistenza argillosa della regolite marziana è troppo densa per molti tipi di piante, patate comprese. Ma aggiungendo materiali, quali fondi di caffè oppure cartone trinciato, i ricercatori sono stati in grado di ammorbidire la regolite, rendendo più facile alle piante il compito di penetrare con le radici in profondità. Naturalmente, i fondi di caffè ed il cartone non si trovano su Marte, così come i fertilizzanti industriali. E se occorre spendere molti soldi per “importarli” dalla Terra, tanto varrebbe importare il cibo. Quindi i ricercatori stanno lavorando su come utilizzare al meglio vermi e batteri in piccoli lotti e i prodotti di scarto che i coloni marziani avranno a portata di mano (vedi “feci”), per generare il proprio fertilizzante di alta qualità.

Ci sono ancora molte sfide da superare: la bassa gravità di Marte, per citare solo un esempio lampante. Ma c’è sicuramente la speranza che i futuri coloni marziani saranno in grado di sgusciare piselli, pelare patate e magari persino produrre birra con colture coltivate nelle loro stesse fattorie marziane.

FONTI: https://www.nasa.gov/content/nasas-journey-to-mars
http://adastra.fit.edu/blog/aldrin-space-institute/florida-tech-mars-garden/
https://www1.villanova.edu/university/sites/magazine/mars-fertile-ground.html

 

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