Un elefante di 700 mila anni in Sila

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Lo scorso 17 settembre sulla riva meridionale del Lago Cecita sono stati rinvenuti I resti di un “Elephas antiquus”, elefante dalle zanne dritte.

Il ritrovamento è stato reso possibile dalla straordinaria siccità che ha caratterizzato la scorsa estate causando il ritiro delle acque del lago che hanno lasciato scoperte porzioni di terreno sommerso. Questo ritrovamento, unitamente ad altri effettuati in quei giorni in tutta l’area, ha confermato le ipotesi da tempo sostenute da studiosi e archeologi, sull’importanza del comprensorio montano della Sila Grande, sia per la conoscenza del patrimonio “paleo-archeologico” che per le dinamiche insediative che hanno interessato la zona, dalla Preistoria all’Alto Medioevo. Dei risultati di questi rinvenimenti, se ne discuterà in una conferenza pubblica sabato 25 novembre al Centro visite “Cupone” di Camigliatello Silano.

L’elefante del lago Cecita”, affascina e apre nuovi scenari. Oltre ai resti fossili dell’elefante sono stati rinvenuti e recuperati diversi reperti metallici, soprattutto resti di armi pertinenti al popolo dei Longobardi.

Il pachiderma, secondo quanto finora ricostruito, sarebbe morto sulle rive del bacino per cause naturali. Ma non è solo questo l’elemento di novità. L’Elephas appartiene ad una specie che ha abitato l’Europa a partire dai 700.000 anni fa o anche prima. Questa informazione farebbe propendere per una datazione molto antica del contesto del lago Cecita.

2017 lago cecita

A poca distanza dai resti dell’Elephas, sono state rinvenute “testimonianze d’interesse archeologico che rimandano a fasi di frequentazione del luogo, da parte dell’uomo, nel corso degli ultimi sei millenni”. Per questo motivo, si sta già lavorando per un progetto di ricerca indirizzato al recupero dell’elefante ed a ricognizioni esplorative lungo le sponde del bacino lacustre, tramite anche l’impiego di droni. Si cerca d’individuare nuovi siti d’interesse paleontologico e archeologico. Le  attività di ricerca finora svolte sono state  rese possibili grazie alla sinergia tra il segretario regionale Mibact per la Calabria, la Soprintendenza archeologica, belle arti e paesaggio per le province di Catanzaro, Cosenza e Crotone, il Comune di Spezzano della Sila, il Parco nazionale della Sila, l’Università degli studi del Molise e l’Università degli studi di Bari “Aldo Moro”.



Nell’ambito dell’incontro programmato a Camigliatello, si approfondiranno le scoperte tramite gli interventi di Giovanna Verbicaro, della Soprintendenza archeologica belle arti e paesaggio per Cosenza, Catanzaro e Crotone, Antonella Minelli, dell’Università degli studi del Molise, Felice Larocca, dell’Università degli studi di Bari e Mario Pagano, della Soprintendenza per Cosenza, Catanzaro e Crotone. I saluti introduttivi saranno curati da Salvatore Monaco, sindaco di Spezzano della Sila e Sonia Ferrari, commissario Parco nazionale della Sila.

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