Antigravità cosmica: una possibile spiegazione per i conti che non tornano per la costante di Hubble

Una nuova ipotesi spiegherebbe perché le precise osservazioni della sonda Planck Surveyor registrano uno scostamento dall'accelerazione prevista dell'espansione dell'universo rispetto ai calcoli effettuati utilizzando la costante di Hubble. E spiegherebbe anche come mai l'energia oscura è tanto sfuggente

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Un misterioso “evento energetico oscuro” avvenuto miliardi di anni fa potrebbe aver accelerato l’universo obbligandoci a riscrivere la storia dell’universo così come la conosciamo. Alcuni ricercatori ritengono che l’energia oscura cambi periodicamente la velocità dell’espansione dell’universo, il che potrebbe significare che l’universo non è destinato a sparire nel nulla espandendosi indefinitamente.
Sappiamo da anni che l’universo si sta espandendo e che un giorno potrebbe non rimanere nulla. Materia, energia, tutto potrebbe sparire…
Ma gli astrofisici si sono resi conto che qualcosa non torna nei loro calcoli: l’universo sembra espandersi il 9% più velocemente di quanto dovrebbe. Questo secondo una ricerca recentemente pubblicata su Nature Astronomy.
Studiando questo sconcertante fenomeno, gli astronomi della Johns Hopkins University hanno elaborato una teoria per spiegarlo, come riporta il New York Times. Secondo questa ipotesi, uno strano evento avvenuto nell’universo primordiale ha accelerato l’espansione… E questo strano evento potrebbe ripetersi ancora, in qualsiasi momento.
L’ipotesi comunemente accettata è che, in qualche modo che ancora non riusciamo ad individuare, nell’universo c’è un campo di forza chiamato energia oscura, che provoca l’accelerazione dell’espansione del cosmo. Alcuni scienziati ritengono che questa energia oscura potrebbe diventare più forte e più densa, strappando, alla fine, il tessuto dello spazio e del tempo. Ma non tutti gli esperti concordano sul fatto che ciò accadrà e c’è una mancanza di prove adeguate che spieghino con precisione perché l’universo si espande alla velocità che ha.
Tutto dipende dalla difficoltà di provare a misurare l’universo.
Per questo, gli scienziati usano un numero noto come costante di Hubble, che misura quanto velocemente l’universo si sta espandendo.
In pratica, gli astronomi usano stelle lontane ed esplosioni spaziali con distanze che possono essere facilmente misurate, ma non c’è un consenso univoco su quale sia il valore della costante di Hubble. Nel 2001, un team di astronomi che utilizzava il Telescopio Spaziale Hubble scoprì una galassia che si spostava di 72 km/s più velocemente del previsto per ogni megaparsec di distanza da noi.
Studi successivi dimostrarono che quella misurazione era stata molto accurata. ma questo è in contrasto con i risultati forniti dalla sonda spaziale dell’ESA Planck Surveyor, i quali affermano che la costante di Hubble è di 67 km/s, una differenza del 9 percento.
La sonda Planck Surveyor era progettata per acquisire un’immagine delle anisotropie della radiazione cosmica di fondo (CMB). Questa radiazione avvolge tutto il cosmo e la missione ne ha realizzato un’immagine, pubblicata nel marzo 2013, con la massima precisione angolare e sensibilità mai ottenuta, fornendo un ritratto dell’Universo a 380 000 anni dal Big Bang. La costante di Hubble invece deriva dai dati raccolti studiando un “universo di mezza età“.
Così, ora, gli scienziati stanno ora cercando di trovare un modo per “aggiustare” i modelli dell’universo primordiale per farlo espandere un po’ più velocemente e i ricercatori della John Hopkins pensano di aver trovato una possibile soluzione: campi di energia anti-gravitazionale.
Secondo questa ipotesi, circa 100.000 anni dopo il Big Bang, esplose un nuovo campo energetico, riempiendo lo spazio di “antigravità cosmica“, cosa che avrebbe dato una spinta all’espansione dell’universo, prima di esaurirsi e svanire dopo altri 100.000 anni. Gli esperti pensano che questa “energia oscura precoce” possa risolvere il problema dello scostamento delle osservazioni dalla costante di Hubble e riscrivere la storia del nostro universo.
Questa ipotesi implica che l’universo abbia accelerato la sua espansione diverse volte: la prima volta accadde quando l’universo era nel suo primo trilionesimo di un trilionesimo di secondo. La rappresentazione che gli scienziati danno dell’universo in questa sua primissima fase somiglia ad un’enorme mongolfiera. Seguì un periodo di calma finché, secondo l’ipotesi, all’età di centomila anni l’universo subì una nuova fase di espansione accelerata che durò per altri centomila anniA questo punto, esaurita questa seconda accelerazione, per oltre 13 miliardi di anni l’universo si stabilizzò, fino ai nostri giorni, durante i quali starebbe accadendo una terza accelerazione dell’espansione dell’universo.
La grande rivelazione che fornisce questa ipotesi è che l’espansione dell’universo potrebbe non accelerare a un ritmo costante.
Al contrario, l’accelerazione potrebbe esaurirsi e ricominciare, perché i campi di energia oscura sono temporanei.
Insomma, potrebbe significare che la fine dell’universo potrebbe essere ritardata, oppure non accadere affatto.

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